LA SACRA BIBBIA - ANTICO TESTAMENTO - 1° MACCABEI

INTRODUZIONE AL PRIMO LIBRO DEI MACCABEI

Caratteristiche principali
Il primo libro dei Maccabei ha come protagonisti il sacerdote Mattatia e i suoi cinque figli. Il terzo di loro si chiama Giuda, soprannominato il Maccabeo, un soprannome dal significato oscuro, ma che ebbe fortuna; infatti tutta la famiglia di Giuda fu poi denominata «la famiglia dei Maccabei». I libri che narrano le loro imprese furono intitolati primo e secondo libro dei Maccabei. Il primo libro non ha lo scopo di narrare in modo dettagliato gli avvenimenti. Esso inizia con un accenno alle vicende di Alessandro Magno (356-323 a.C.), e abbraccia soltanto mezzo secolo di storia (dal 175 al 134 a.C.). Il suo scopo è quello di mostrare come alcuni Ebrei hanno saputo lottare, per amore della legge di Mosè, dell'alleanza con Dio e del suo tempio che si trova in Gerusalemme. Dal libro emerge un popolo che, saggiamente guidato da Mattatia e da tre dei suoi figli (Giuda, Gionata e Simone), rifiuta di perdere la propria identità e considera la fede più preziosa della vita. Il libro si conclude ricordando che, dopo Simone, regnò il figlio Giovanni, denominato, in altri testi che non fanno parte della Bibbia, Giovanni Ircano. Egli regnò in Palestina dal 134 al 104 a.C. ed è ricordato come il fondatore della dinastia degli Asmonei.

Autore e ambiente storico
E' probabile che il primo libro dei Maccabei sia stato scritto, da un autore sconosciuto, durante il regno di Ircano verso la fine del II secolo a.C.

Schema
- Persecuzione di Antioco e rivolta di Mattatia 1, 1-2, 70
- Le imprese di Giuda Maccabeo 3, 1-9, 22
- Le imprese di Gionata 9, 23-12, 53
- Le imprese di Simone 13, 1-16, 24

PERSECUZIONE DI ANTIOCO E RIVOLTA DI MATTATIA

CAPITOLO 1
PRECEDENTI STORICI
1 Tutto ebbe inizio quando Alessandro, figlio di Filippo il Macedone, lasciò la Grecia, sconfisse Dario, re dei Persiani e dei Medi, e diventò re al suo posto. Dapprima Alessandro regnò su tutto il mondo greco
2 ma poi intraprese molte guerre, sottomise al suo potere molte città e uccise i re di quelle regioni.
3 Si spinse fino nei territori più lontani e si impadronì dei beni di molti popoli. Tutti gli abitanti della terra furono ridotti al silenzio e Alessandro ne fu orgoglioso e si gonfiò di superbia.
4 Raccolse un esercito fortissimo e assoggettò regioni, popoli e principi, obbligandoli a versargli tributi.
5 Ma dopo queste imprese si ammalò e capì che la morte era vicina.
6 Fece allora chiamare i suoi comandanti, i nobili che erano stati educati con lui fin dalla sua giovinezza, e, mentre era ancora in vita, divise il suo regno tra loro.
7 Alessandro regnò dodici anni e poi morì.
8-9 Dopo la sua morte tutti i suoi comandanti presero il potere e si fecero incoronare re, ognuno nel suo territorio. Lo stesso fecero per molti anni anche i loro discendenti, e riempirono di mali la terra.
10 Di tutti il più malvagio fu Antioco Epifane, figlio del re Antioco, che, in passato, era stato portato a Roma come ostaggio. Egli cominciò a regnare l'anno 137 dell'èra greca.

LA CULTURA GRECA PENETRA IN ISRAELE

(vedi 2 Maccabei 4, 7-17)
11 In quel tempo ci furono in Israele alcuni traditori i quali cercavano di ingannare gli altri con questi ragionamenti: «Su, facciamo un'alleanza con le nazioni che stanno attorno a noi. Da quando non abbiamo più voluto avere relazioni con loro ci sono capitati addosso molti guai».
12 Questa proposta piacque a molti.
13 Anzi, alcuni del popolo si incaricarono di andare dal re ed egli permise loro di vivere secondo le abitudini pagane.
14 Allora costruirono una palestra nella città di Gerusalemme, secondo le usanze dei pagani.
15 Cancellarono anche i segni della circoncisione e rinnegarono l'alleanza con Dio. Si associarono così ai pagani e, come loro, caddero in balia di ogni male.

ANTIOCO EPIFANE IN EGITTO E A GERUSALEMME

(vedi 2 Maccabei 5, 11-21)
16 Sotto il potere di Antioco il regno andava intanto consolidandosi. Egli pensò allora di conquistare anche l'Egitto. Così avrebbe avuto due regni.
17 Con una imponente armata di carri, di elefanti e di cavalli e con una grande flotta invase l'Egitto.
18 Fece guerra contro Tolomeo, re dell'Egitto, e davanti a lui Tolomeo prima si ritirò, poi fuggì e molti dei suoi caddero feriti a morte.
19 In questo modo Antioco conquistò le città fortificate dell'Egitto e si impadronì delle ricchezze del paese.
20 Nell'anno 143 dell'èra greca, dopo aver sconfitto l'Egitto, Antioco tornò indietro. Poi con un forte esercito marciò contro Israele e arrivò fino a Gerusalemme.
21 Entrato con prepotenza nel tempio, portò via l'altare d'oro, il prezioso candelabro e tutti gli arredi:
22 la tavola delle offerte, le coppe, i calici, gli incensieri d'oro; il velo, le corone e i fregi d'oro della facciata del tempio. Si impossessò di tutto.
23 Prese anche l'argento, l'oro e i vasi preziosi, come pure i tesori nascosti che riuscì a trovare.
24 Poi raccolse quanto aveva saccheggiato e tornò nella sua terra. Aveva fatto anche strage di uomini e aveva parlato con grande arroganza.
25 Allora in tutto il territorio d'Israele vi fu un grande lutto.
26 Piansero i capi e gli anziani.
Le ragazze e i giovani furono presi da avvilimento.
Svanì la bellezza delle donne.
27 Ogni sposo innalzò il suo lamento
e nella camera nuziale ogni sposa pianse
amaramente.
28 Tremò la terra per la sorte dei suoi abitanti
e tutti i discendenti di Giacobbe si sentirono
coperti di vergogna.

I NEMICI OCCUPANO LA CITTÀ DI DAVIDE

(vedi 2 Maccabei 5, 24-26)
29 Due anni dopo, il re Antioco incaricò un ufficiale di riscuotere i tributi nelle città della Giudea. Egli venne a Gerusalemme con un grosso esercito.
30 Rivolse con astuzia pacifici discorsi agli abitanti ed essi gli credettero. Ma poi, inaspettatamente, piombò sulla città, la colpì duramente e uccise molti Ebrei.
31 Saccheggiò la città e la incendiò, distrusse le case e le mura di cinta.
32 I suoi soldati portarono via le donne e i bambini e fecero razzia di bestiame.
33 Con un muro grande e massiccio e con solide torri fortificarono la Città di Davide. Divenne così la loro fortezza e la chiamarono Acra.
34 Gente senza legge né fede, uomini scellerati, si trincerarono dentro.
35 Vi raccolsero armi e viveri e ne fecero il deposito di quanto avevano saccheggiato in Gerusalemme.
Tutto questo diventò un grande tranello.
36 Fu un'insidia per il tempio,
una grossa tentazione per tutto Israele.
37 Essi uccisero persone innocenti intorno al
tempio
e profanarono il luogo santo.
38 Per colpa loro la città di Gerusalemme
diventò una colonia di stranieri;
i suoi abitanti l'abbandonarono e
fuggirono,
la sua gente in essa si sentiva straniera.
39 Il tempio divenne vuoto come un deserto,
e le feste si trasformarono in giorni di
lutto.
La gente si vergognava di osservare i
sabati
e quello che prima era onorato ora veniva
disprezzato.
40 Gerusalemme cadde in tanto disonore
pari soltanto alla passata grandezza della
sua gloria
e l'antica fierezza si mutò in pianto.

IL CULTO PAGANO SI DIFFONDE
(vedi 2 Maccabei 6, 1-11)
41 Il re Antioco scrisse poi a tutti gli abitanti del suo regno: essi dovevano formare un solo popolo,
42 anche a costo di rinunziare ciascuno alle proprie leggi. I popoli si adattarono agli ordini del re,
43 e anche molti Ebrei accettarono la sua religione. Offrivano sacrifici agli idoli e non osservavano quello che è prescritto per il giorno di sabato.
44 Antioco, per mezzo dei suoi corrieri, mandò a Gerusalemme e nelle città della Giudea alcune lettere con l'ordine di seguire le leggi straniere,
45 di abolire nel tempio ogni genere di sacrifici e di non riconoscere più i giorni di sabato e delle feste.
46 Inoltre per profanare il tempio e per corrompere i fedeli,
47 fece costruire altari, santuari e tempietti per gli idoli e volle che fossero immolati porci e altri animali impuri.
48 Proibì il rito della circoncisione e impose pratiche che rendevano tutti impuri.
49 Dovevano dimenticare la legge e abbandonare le tradizioni.
50 Chi non ubbidiva al comando del re sarebbe stato condannato a morte.
51 Questi sono gli ordini che il re fece conoscere per scritto a tutti gli abitanti del suo regno. Nominò poi alcuni ispettori su tutto il popolo e comandò di offrire sacrifici in ogni città della Giudea.
52 Anche molti del popolo, o meglio tutti quelli che avevano già abbandonato la legge di Mosè, seguirono le abitudini dei pagani. Con la loro condotta essi causarono tanto male al paese
53 che costrinsero il vero popolo d'Israele a nascondersi un po' dappertutto.
54 Il 15 del mese di Casleu, nell'anno 145 dell'èra greca, il re Antioco fece costruire un idolo sull'altare dei sacrifici: fu questo l'orribile sacrilegio, questa fu la desolazione. Anche nelle vicine città della Giudea si costruirono altari pagani,
55 e sulle porte delle case e nelle piazze si bruciava incenso.
56 Gli uomini del re stracciavano i libri della legge di Mosè che riuscivano a scoprire e li buttavano nel fuoco.
57 Se poi in casa di qualcuno si trovava il libro dell'alleanza o qualcuno si mostrava osservante della legge di Dio, l'ordine del re era di condannarlo a morte.
58 Così i pagani trattavano con violenza gli Ebrei, e questo succedeva ogni mese quando si facevano ispezioni nelle città e qualcuno veniva sorpreso ad agire contro l'ordine del re.
59 Il 25 di ogni mese si dovevano offrire sacrifici sopra il piccolo altare che era stato costruito sopra il grande altare dei sacrifici.
60 Alcune donne che avevano fatto circoncidere i loro figli furono condannate a morte per ordine del re.
61 Morirono con i loro bambini aggrappati al collo e con esse furono giustiziati i familiari e quanti avevano eseguito il rito della circoncisione.
62 Tuttavia molti Ebrei si mostrarono forti, decisi a rifiutare cibi impuri.
63 Piuttosto che contaminarsi con quei cibi e così tradire l'alleanza con Dio, essi preferirono essere messi a morte. E di fatto morirono.
64 E' difficile descrivere a parole la prova che il popolo d'Israele dovette sopportare in quei tristissimi giorni.

CAPITOLO 2

MATTATIA E I SUOI FIGLI

1 Questa era la situazione quando Mattatia, figlio di Giovanni, nipote di Simone, sacerdote della stirpe di Ioarib, partì da Gerusalemme e si stabilì nella città di Modin.
2 Mattatia aveva cinque figli: Giovanni, detto anche Gaddi,
3 Simone, chiamato Tassi,
4 Giuda, detto Maccabeo,
5 Eleazaro, chiamato Auaran, e Gionata, detto Affus.
6 Vedendo i sacrilegi che si commettevano nella regione della Giudea e nella città di Gerusalemme,
7 Mattatia disse:
«Ahimè! Sono nato per assistere alla
rovina del mio popolo
e per vedere la città santa distrutta!
Come posso restare qui inerte mentre la
città è in potere dei nemici
e il tempio in mano agli stranieri?
8 Il tempio è profanato con disprezzo da tutti.
9 I vasi preziosi sono stati portati via.
Tutto è diventato preda di guerra.
Sulle piazze anche i bambini sono uccisi,
i giovani cadono sotto la spada del nemico.
10 Tutti i popoli sono diventati padroni del
nostro regno
e hanno portato via i nostri beni.
11 Gerusalemme è stata spogliata dello
splendore dei suoi ornamenti
e da signora è diventata schiava.
12 Il tempio, nostro orgoglio e nostra gloria,
è devastato:
i pagani hanno osato profanarlo.
13 Perché vivere ancora?».
14 Mattatia e i suoi figli si strapparono le vesti, si coprirono di sacco in segno di lutto e piansero a lungo.

INCOMINCIA LA RIVOLTA
15 Intanto arrivarono nella città di Modin alcuni funzionari inviati dal re Antioco con questo incarico: dovevano costringere la gente a tradire la religione e a offrire sacrifici agli idoli.
16 Molti Ebrei aderirono al volere del re; Mattatia e i suoi figli si tennero invece in disparte.
17 Allora i rappresentanti del re si rivolsero a Mattatia e gli dissero:
- In questa città tu sei uomo autorevole, stimato e grande. Figli e parenti tutti ti ascoltano e ti seguono.
18 Su allora, vieni avanti per primo e ubbidisci al comando del re. Così hanno fatto anche tutti i popoli, gli abitanti della Giudea e quelli che sono rimasti a Gerusalemme. Tu e i tuoi figli diventerete amici del re, sarete da lui onorati con doni d'argento, d'oro e molti altri regali.
19 Mattatia rispose a voce alta:
- Anche se tutti i popoli che stanno sotto il dominio del re gli ubbidiscono, anche se tutti accettano i suoi ordini e tradiscono la religione dei loro antenati,
20 io, i miei figli e i miei parenti resteremo fedeli all'alleanza che Dio ha fatto con i nostri padri.
21 Dio misericordioso ci aiuti a non abbandonare la legge e le tradizioni.
22 Noi non ubbidiremo al re e non passeremo mai dalla nostra religione a un'altra.
23 Quando Mattatia ebbe finito di parlare, si fece avanti un Ebreo. Di fronte a tutti, in ossequio al comando del re, offrì sacrifici sull'altare che era stato costruito nella città di Modin.
24 Mattatia, appena lo vide, non riuscì a frenare la sua ira. Furente, per amore della legge, si scagliò su di lui e lo sgozzò lì sull'altare.
25 Uccise anche il rappresentante del re che costringeva la gente a offrire sacrifici e distrusse l'altare.
26 L'amore della legge lo spingeva a fare questo, come a suo tempo aveva fatto Finees contro Zambri, figlio di Salom.
27 Per tutta la città echeggiò allora il grido di Mattatia: «Tutti quelli che amano la legge di Dio e vogliono rimanere fedeli all'alleanza, vengano con me!».
28 Poi con i figli fuggì sui monti, abbandonando tutto quello che possedevano in città.
Matatia uccide il profanatore


LA PRIMA RESISTENZA
29-30 Allora molti Ebrei, fedeli a Dio e alla sua legge, andarono con i loro figli, le loro donne e i loro greggi ad abitare nel deserto. Perché non potevano più tollerare quella situazione.
31 I ministri del re e i soldati che stavano a Gerusalemme, nella Città di Davide, vennero a sapere che alcuni avevano disubbidito al comando del re e si rifugiavano nel deserto
32 Molti soldati li inseguirono, li raggiunsero, si schierarono contro di loro e si prepararono ad attaccarli il giorno di sabato.
33 Dissero loro:
- Adesso basta! Venite fuori! Eseguite l'ordine del re se volete aver salva la vita.
34 Ma quelli risposero:
- Nessuno di noi si muoverà di qui e tanto meno eseguirà l'ordine del re. Non profaneremo mai il giorno di sabato.
35 Allora i soldati del re li attaccarono con le armi.
36 Quegli Ebrei però non reagirono affatto: non lanciarono neanche una pietra e non si barricarono nei loro rifugi.
37 Dissero:
- Siamo tutti innocenti e come innocenti moriamo. Il cielo e la terra sono testimoni che voi ci uccidete ingiustamente!
38 Dato che era di sabato, quando li assalirono, si lasciarono uccidere con le loro donne, i loro bambini e il loro bestiame: erano in tutto mille persone.

IL GRUPPO DI MATTATIA SI FA FORTE

39 Mattatia e i suoi amici quando vennero a conoscenza di questo fatto piansero amaramente. «Poi dissero tra di loro: «Se tutti noi facciamo come i nostri fratelli e non combattiamo contro i pagani a difesa della nostra vita e delle nostre tradizioni, in breve tempo ci faranno sparire dalla terra».
41 In quello stesso giorno presero questa decisione: «Se ci attaccheranno di sabato noi combatteremo. Non ci lasceremo uccidere come i nostri fratelli che si erano rifugiati nel deserto».
42 Allora si unì a loro anche il gruppo degli Asidei: erano Ebrei valorosi e molto attaccati alla legge.
43 Si aggiunsero pure tutti quelli che non tolleravano quei mali. Così il gruppo di Mattatia si rafforzò
44 e organizzarono un esercito. Mossi dal furore della loro ira si scagliarono contro gli empi e i traditori.
45 Mattatia e i suoi amici ispezionarono il paese: distrussero gli altari pagani
46 e circoncisero a viva forza tutti i bambini che trovarono nel territorio d'Israele.
47 Diedero la caccia a quelli che prima facevano i prepotenti e, grazie alla loro decisa volontà, la riscossa ebbe successo.
48 Essi difesero la legge di Dio contro la prepotenza dei pagani e del re, e i traditori non ebbero tregua.

TESTAMENTO E MORTE DI MATTATIA

49 Intanto si avvicinò per Mattatia il tempo di morire. Egli disse ai suoi figli:
«Ora trionfano la superbia e l'ingiustizia. Questo è il tempo della distruzione e della vendetta divina.
50 Ma voi, figlioli, difendete la nostra legge e siate pronti a dare la vostra vita per l'alleanza che Dio ha fatto con i nostri antenati.
51 Prendete come esempio quello che un tempo hanno compiuto i nostri antenati. Grande sarà la vostra gloria e vi farete un nome immortale.
52 Abramo non è stato forse fedele a Dio nella prova? Per questo Dio lo ha considerato giusto.
53 Giuseppe, nel tempo in cui fu oppresso, restò fedele a Dio e diventò padrone dell'Egitto.
54 Finees, nostro antenato, per il suo ardore religioso ebbe da Dio la promessa che i suoi discendenti sarebbero sempre stati sacerdoti.
55 Giosuè restò fedele a quello che Dio gli aveva detto e così diventò giudice, capo d'Israele.
56 Caleb rese pubblica testimonianza nell'assemblea ed ebbe una parte di eredità nel paese.
57 Davide, per la sua pietà, ottenne un trono regale per sempre.
58 Elia difese con passione la legge e ancor vivo fu portato in cielo.
59 Anania, Azaria e Misaele, per la fermezza della loro fede, vennero salvati dalle fiamme.
60 Daniele, per la sua innocenza, fu liberato dalla bocca dei leoni.
61 Guardate alla storia d'Israele e vedrete che tutti quelli che sperano in Dio non saranno mai abbandonati da lui.
62 Non abbiate dunque paura delle minacce di questo empio sovrano, perché la sua gloria finirà in miseria e marciume.
63 Oggi egli è alle stelle, ma domani non ci sarà più, perché deve ritornare in polvere e i suoi progetti falliranno.
64 Figli, siate coraggiosi e rimanete fedeli alla legge di Dio, perché da essa riceverete gloria.
65 Ecco, io so che il vostro fratello Simone è un uomo che sa dare consigli sicuri. Ascoltatelo sempre. Egli sarà per voi come un padre.
66 Giuda Maccabeo, che è sempre stato valoroso in guerra, sarà il capo del vostro esercito. Vi guiderà in battaglia contro i popoli pagani.
67 Rendete con voi tutti quelli che osservano la legge e rivendicate i diritti del vostro popolo.
68 Date ai pagani quello che si meritano e siate fedeli a quello che la legge prescrive».
69-70 Poi Mattia benedisse i suoi figli e morì. Era l'anno 146 dell'èra greca. Fu sepolto nella tomba di famiglia nella città di Modin. Tutto il popolo d'Israele fece per lui un grande lutto.

LE IMPRESE DI GIUDA MACCABEO

CAPITOLO 3

ELOGIO DI GIUDA MACCABEO

1 Il figlio di Mattatia, Giuda soprannominato Maccabeo, succedette al padre.
2 Tutti i suoi parenti e quelli che si erano uniti a suo padre lo aiutarono e con grande entusiasmo combattevano per Israele.
3 Giuda rese ovunque famoso il popolo
d'Israele.
Egli indossò la corazza come un gigante
e si cinse con le armi da guerra.
Scese in battaglia
e difese l'accampamento con la spada.
4 Nelle sue imprese fu come un leone,
come una belva che ruggisce e insegue la
preda.
5 Rincorreva gli empi e li braccava,
e faceva bruciare i perturbatori del popolo.
6 Per paura di lui gli empi sparirono
e tutti i malfattori furono presi dal panico.
Sotto la sua guida
la lotta di liberazione ebbe successo.
7 Diede filo da torcere a molti re
e con le sue imprese risollevò i discendenti
di Giacobbe.
Chi lo ricorda lo loderà sempre.
8 Egli passò per le città della Giudea
e annientò gli empi.
Allontanò l'ira di Dio da Israele.
9 Diventò famoso fino alle estremità della
terra
e radunò quelli che erano dispersi.

LE PRIME VITTORIE DI GIUDA MACCABEO

10 Apollonio arruolò pagani e uomini della Samaria per formare un esercito e combattere contro Israele.
11 Giuda venne a saperlo e lo attaccò. Lo sconfisse e lo uccise. Molti caddero feriti a morte e gli altri fuggirono.
12 I vincitori presero i loro beni e Giuda tenne per sé la spada di Apollonio. Con essa combattè per tutto il resto della sua vita.
13 Seron, capo dell'esercito della Siria, venne a sapere che Giuda aveva raccolto attorno a sé una schiera di uomini fedeli e decisi a combattere.
14 Allora pensò: «Voglio farmi un nome e mi coprirò di gloria in tutto il regno. Per questo combatterò contro Giuda e i suoi uomini che hanno disprezzato gli ordini del re».
15 Partì allora con un forte esercito di pagani che volevano vendicarsi degli Ebrei.
16 Si avvicinò alla salita di Bet-Oron e Giuda gli oppose resistenza con pochi uomini.
17 Appena videro l'esercito nemico avanzare, gli uomini di Giuda dissero:
- Come potremo, noi che siamo così pochi, combattere contro un esercito tanto numeroso e agguerrito? Per di più noi siamo stanchi; è da un giorno che non mangiamo.
18 Ma Giuda rispose:
- Molti possono cadere in mano a pochi. Per il Signore infatti è indifferente salvare per mezzo di molti o per mezzo di pochi.
19 La vittoria in guerra non dipende dal numero dei soldati, ma è dal cielo che viene la forza.
20 Essi vengono verso di noi pieni di superbia e di empietà per spazzarci via con le nostre donne e i nostri bambini e per saccheggiare tutto.
21 Ma noi combatteremo per difendere la nostra vita e le nostre leggi.
22 Dio stesso li distruggerà davanti a noi. Non abbiamo dunque paura di loro.
23 Appena ebbe finito di parlare, Giuda e i suoi uomini si scagliarono all'improvviso contro Seron e il suo esercito. Li sconfissero
24 e li inseguirono nella discesa di Bet-Oron fino alla pianura. Uccisero circa ottocento soldati nemici; gli altri fuggirono nella regione dei Filistei.
25 I popoli vicini cominciarono ad aver paura di Giuda e dei suoi parenti.
26 La sua fama giunse fino al re Antioco, e in tutte le nazioni si parlava delle sue battaglie.

I PROGETTI DI ANTIOCO CONTRO LA PERSIA E LA GIUDEA

27 Quando il re Antioco venne a conoscenza di quello che era accaduto, si arrabbiò moltissimo, comandò di radunare tutte le forze del suo regno e di formare un esercito molto potente.
28 Aprì il suo tesoro, diede ai soldati lo stipendio per un anno e ordinò di tenersi pronti per qualunque necessità.
29 Il re però si rese conto che nelle casse dello stato il denaro veniva a mancare e che i tributi della provincia diminuivano. Questo era dovuto alla discordia e alla rovina che egli aveva portato nella regione abolendo le tradizioni in vigore fin dai tempi antichi.
30 Allora il re temette di non avere risorse sufficienti per le spese e per i doni che prima faceva con grande generosità, superando in questo tutti i suoi predecessori. Già un paio di volte si era trovato in una simile situazione.
31 Molto preoccupato decise di andare in Persia per riscuotere le tasse di quelle regioni e per raccogliere molto denaro.
32 Alla direzione del suo regno, dal fiume Eufrate fino ai confini dell'Egitto, lasciò Lisia, un uomo illustre e di stirpe reale.
33 In attesa del suo ritorno lo incaricò anche di educare suo figlio Antioco.
34-35 Gli affidò metà delle sue truppe e gli elefanti, con l'ordine di eseguire le sue decisioni: doveva mandare contro gli abitanti della Giudea e di Gerusalemme un esercito; abbattere e distruggere la forza d'Israele e tutto quello che restava di Gerusalemme. Persino il loro ricordo doveva essere estirpato da quel luogo.
36 Gli comandò anche di trasferire gente straniera sui loro monti e di distribuire le loro terre.
37 Poi il re prese l'altra metà delle truppe e partì da Antiochia, capitale del suo regno. Era l'anno 147 dell'èra greca quando il re attraversò il fiume Eufrate e marciò attraverso le regioni orientali

L'ESERCITO DELLA SIRIA CONTRO LA GIUDEA

(vedi 2 Maccabei 8, 8-15)
38 Lisia affidò l'impresa a Tolomeo, figlio di Dorimene, a Nicanore e a Gorgia, uomini potenti tra gli amici del re.
39 Con quarantamila soldati e con settemila cavalieri li mandò a invadere la Giudea e a devastarla.
40 Essi partirono con tutte le loro truppe e si accamparono nella pianura vicino alla città di Emmaus
41 Quando i mercanti della regione vennero a saperlo, presero argento e oro in grande quantità e catene e si recarono all'accampamento. Volevano comperare come schiavi gli Ebrei che sarebbero stati fatti prigionieri. A quelle truppe si aggiunsero soldati della Siria e di altri paesi stranieri.

GLI EBREI SI RIUNISCONO A MASFA

(vedi 2 Maccabei 8, 16-23)
42 Giuda e i suoi fratelli si resero conto che i pericoli aumentavano e che l'esercito nemico si accampava dentro i loro confini. Vennero pure a sapere che il re aveva comandato di distruggere e annientare il loro popolo.
43 Allora dissero: «Risolleviamo la nostra gente dal suo abbattimento e lottiamo decisi a difendere il nostro popolo e il suo tempio».
44 Riunirono l'assemblea per tenersi pronti alla guerra e per pregare e implorare pietà e misericordia dal Signore.
45 Gerusalemme era come un deserto.
Nessuno dei suoi abitanti usciva o entrava.
Il tempio era stato profanato.
La fortezza dell'Acra in mano agli stranieri
era diventata abitazione di pagani.
I canti di gioia della discendenza di
Giacobbe erano cessati da tempo.
Più nessuno suonava il flauto e la cetra.
46 Gli Ebrei si radunarono e andarono nella località di Masfa, di fronte a Gerusalemme. Anticamente Masfa era stata per Israele un luogo di preghiera.
47 Quel giorno in segno di lutto digiunarono e si vestirono con sacchi, si cosparsero di cenere la testa e si strapparono le vesti.
48 A differenza dei pagani che domandano oracoli alle statue dei loro idoli, consultarono il libro della legge.
49 Portarono anche le vesti dei sacerdoti, i primi frutti e le offerte per il tempio. Fecero venire avanti anche i nazirei che avevano finito il tempo del loro voto
50 e invocarono Dio con forti grida. Dicevano: «Dove potremo condurre queste persone e sciogliere il loro voto?
51 Il tuo tempio è stato calpestato e profanato. I tuoi sacerdoti sono tristi e avviliti.
52 I pagani si sono alleati contro di noi per annientarci. Tu sai quello che stanno preparando contro di noi.
53 Come potremo resistere di fronte a loro, se tu non ci aiuti?».
54 Poi si misero a suonare con le trombe e a gridare ad alta voce.
55 Quindi Giuda nominò i capi del popolo. Divise i suoi uomini in gruppi di mille, di cento, di cinquanta e di dieci persone.
56 A quelli che stavano costruendo una casa oppure che volevano sposarsi, a quelli che avevano piantato una vigna e a tutti quelli che avevano paura disse di tornarsene alle loro case. Lo permetteva anche la legge di Dio.
57 Poi l'esercito si mosse e andò ad accamparsi a sud della città di Emmaus.
58 Giuda disse: «Prendete le armi e dimostratevi uomini valorosi. Fin dalle prime ore del mattino siate pronti a combattere contro questi pagani. Essi si sono alleati contro di noi per distruggere noi e il nostro tempio.
59 E' meglio morire in guerra piuttosto che vedere la rovina della nostra gente e del tempio.
60 E sia fatta la volontà di Dio».

CAPITOLO 4

LA BATTAGLIA DI EMMAUS

(vedi 2 Maccabei 8, 23-29.34-36)
1 Gorgia prese con sé cinquemila uomini e mille cavalieri scelti. Era notte quando l'esercito si mosse.
2 Volevano arrivare di sorpresa al campo degli Ebrei e assalirli all'improvviso. Gli uomini della fortezza dell'Acra gli facevano da guida.
3 Giuda, appena lo seppe, partì anche lui con i suoi uomini più forti per assalire l'esercito del re che era ad Emmaus,
4 mentre le truppe erano ancora disperse fuori del campo.
5 Gorgia arrivò di notte al campo di Giuda ma non vi trovò nessuno. Allora si mise a cercarli sui monti. Tra sé pensava: «E' segno che si sono dati alla fuga».
6 Giuda invece, allo spuntar del giorno, sbucò fuori in piena campagna con tremila uomini, ma non avevano né scudi né spade sufficienti.
7 Videro allora che l'accampamento dei pagani era ben difeso e fortificato e la cavalleria lo circondava tutto intorno. Erano tutti guerrieri esperti.
8 Giuda disse a quelli che erano con lui: «Non abbiate paura del loro numero e non vi perdete di coraggio per la violenza del loro attacco.
9 Ricordate che i nostri antenati sono stati liberati mentre attraversavano il mar Rosso, quando il faraone li inseguiva con il suo esercito.
10 Alziamo invece le nostre voci al cielo. Che Dio abbia compassione di noi, si ricordi dell'alleanza fatta con i nostri antenati e voglia oggi annientare davanti a noi questo esercito.
11 Allora tutti i popoli sapranno che Dio libera e salva Israele».
12 Quando i nemici si accorsero che gli Ebrei venivano contro di loro,
13 uscirono dagli accampamenti per combattere. Allora gli uomini di Giuda suonarono le loro trombe
14 e si gettarono nella mischia. I pagani furono sconfitti e fuggirono verso la campagna.
15 Quelli che erano rimasti indietro furono uccisi con la spada. L'inseguimento durò fino a Ghezer e alle pianure dell'Idumea, di Asdod e di Iamnia. Tra i nemici caddero circa tremila uomini.
16 Quando Giuda con il suo esercito tornò indietro dall'inseguimento,
17 disse al popolo: «Non pensate al bottino perché un'altra guerra ci attende. Gorgia, con il suo esercito, sta su questi monti intorno a noi.
18 Perciò prima opponete resistenza ai vostri nemici e combatteteli, poi potrete prendere il bottino di guerra con sicurezza».
19 Giuda non aveva ancora finito di parlare, quando fu avvistata una squadra di nemici che spiava dalla montagna.
20 Quelli si accorsero che i loro compagni erano stati messi in fuga e che il campo era stato incendiato: il fumo che si vedeva lasciava intendere quello che era accaduto.
21 Essi allora furono presi da grande paura, tanto più che nella pianura l'esercito di Giuda era già schierato per la battaglia.
22 Perciò fuggirono tutti verso la terra dei Filistei.
23 Giuda allora ritornò al campo dei nemici e depredò tutto. Raccolse molto oro e argento, stoffe tinte di porpora viola e porpora di mare e molte altre ricchezze.
24 Di ritorno tutti cantavano e ringraziavano Dio «perché egli è buono, eterna è la sua misericordia».
25 In quel giorno Israele sperimentò una grande liberazione.

GLI EBREI SCONFIGGONO L'ESERCITO DI LISIA

(vedi 2 Maccabei 11, 1-12)
26 I nemici che erano riusciti a mettersi in salvo andarono da Lisia e gli riferirono tutto quello che era accaduto.
27 A questa notizia Lisia rimase sconvolto e abbattuto: non era riuscito a fare quello che il re gli aveva comandato e le cose in Israele non erano andate come lui desiderava.
28 Perciò l'anno seguente radunò sessantamila uomini scelti e cinquemila cavalieri per combattere contro gli Ebrei.
29 Essi andarono nell'Idumea e si accamparono in Bet-Zur. Giuda allora andò contro di loro con diecimila uomini.
30 Vista la forza dell'esercito nemico, Giuda pregò così: «Benedetto sei tu che salvi Israele. Per mezzo di Davide, tuo servo, tu hai annientato l'impeto del grande Golia. Tu hai consegnato l'esercito dei Filistei nelle mani di Gionata, figlio di Saul, e del suo scudiero.
31 Allo stesso modo riempì ora di paura i nostri nemici, sconvolgi il loro esercito e i loro cavalieri e falli cadere nelle mani del tuo popolo Israele.
32 Riempili di paura, stronca la loro prepotenza, travolgili e annientali.
33 Abbattili con la spada di coloro che ti amano. Così ti canteranno inni tutti quelli che ti riconoscono come Dio».
34 Poi sferrarono l'attacco da una parte e dall'altra. Dell'esercito di Lisia caddero sotto la spada degli Ebrei circa cinquemila uomini.
35 Allora Lisia dovette riconoscere la disfatta del suo esercito e il coraggio dimostrato da quelli che erano con Giuda. Era gente eroica, pronta a vivere o a morire. Perciò Lisia tornò ad Antiochia e qui cominciò a reclutare mercenari stranieri più numerosi per tornare di nuovo in Giudea.

IL TEMPIO VIENE RICONSACRATO
36 Allora Giuda e i suoi fratelli dissero: «Adesso che i nostri nemici sono stati sconfitti, andiamo, abbattiamo gli idoli messi nel tempio e consacriamolo di nuovo al Signore».
37 L'esercito si radunò e salirono tutti al monte Sion.
38 Videro il tempio deserto, l'altare profanato, le porte bruciate. Nei cortili erano cresciute le piante come in un bosco o su una montagna, e le case dei sacerdoti erano distrutte.
39 Allora in segno di lutto si strapparono le vesti, piansero molto e si cosparsero di cenere la testa.
40 Caddero con la faccia a terra e, al segnale dato dalle trombe, invocarono Dio a gran voce.
41 Giuda poi diede ordine ai suoi uomini di combattere contro quelli che erano rinchiusi nella fortezza dell'Acra, mentre il tempio veniva purificato.
42 Scelse pure alcuni sacerdoti che erano rimasti fedeli alla legge.
43 Essi purificarono il tempio e gettarono in un luogo impuro le pietre dell'altare degli idoli.
44 Quanto all'altare dei sacrifici, che era stato profanato, erano incerti sul da farsi.
45 Ma poi venne loro la felice idea di demolirlo. Altrimenti questo altare sarebbe stato un disonore per loro, dato che i pagani lo avevano profanato. Abbatterono perciò l'altare
46 e misero le pietre in un luogo adatto sul monte del tempio, in attesa che venisse un profeta e desse istruzioni.
47 Poi presero alcune pietre grezze, come vuole la legge di Mosè, e costruirono un altare nuovo, come quello di prima.
48 Restaurarono il tempio e poi consacrarono le porte interne con i cortili.
49 Fecero fare nuovi arredi sacri e portarono nel tempio il candelabro, l'altare dei profumi e la mensa.
50 Poi bruciarono incenso sull'altare, accesero le lampade del candelabro e illuminarono il tempio.
51 Posero sulla mensa i pani e attaccarono i veli. Così portarono a termine i lavori di rinnovamento.
52 Il 25 del nono mese, cioè del mese di Casleu, dell'anno 148 dell'èra greca, si alzarono di buon mattino
53 e offrirono un sacrificio, come voleva la legge di Mosè. Lo offrirono sull'altare nuovo che avevano costruito.
54 L'altare fu inaugurato fra canti e suono di cetre, di arpe e di cembali nella stessa data in cui, anni prima, i pagani lo avevano profanato.
55 Tutto il popolo cadde con la faccia a terra per adorare e ringraziare Dio, che aveva dato loro la vittoria.
56 Per otto giorni celebrarono la dedicazione dell'altare, offrendo con gioia diversi sacrifici. Ringraziarono e lodarono Dio per la liberazione ottenuta.
57 Abbellirono la facciata del tempio con corone d'oro e con piccoli scudi. Rinnovarono i portoni e misero le porte agli appartamenti.
58 Vi fu grande gioia tra il popolo perché erano scomparsi i segni della profanazione.
59 Giuda, i suoi fratelli e tutta l'assemblea d'Israele decisero che la festa della dedicazione dell'altare si celebrasse con grande gioia ogni anno, per otto giorni, a partire dal 25 del mese di Casleu.
60 In quello stesso tempo costruirono intorno al monte Sion mura alte e torri solide, perché i pagani non tornassero a profanare il tempio come avevano fatto prima.
61 A protezione del tempio, Giuda pose un contingente di truppe e fortificò anche Bet-Zur per dare al popolo una fortezza contro l'Idumea.

CAPITOLO 5

GIUDA COMBATTE CONTRO GLI IDUMEI E GLI AMMONITI

(vedi 2 Maccabei 10, 14-33)
1 I popoli vicini vennero a sapere che il tempio era stato rinnovato e l'altare ricostruito come prima. Pieni di rabbia,
2 decisero di vendicarsi uccidendo gli Ebrei che si trovavano nel loro territorio. Ne fecero una vera strage.
3 Giuda allora scese in guerra contro i discendenti di Esaù nell'Idumea e nella regione di Acrabattene dove gli Ebrei erano tenuti in stato di assedio. Li colpì duramente e li umiliò. Poi portò via il bottino di guerra.
4 Si ricordò anche della perfidia della tribù di Bean che ostacolava e insidiava la vita degli Israeliti con continue imboscate sulle strade,
5 e li costrinse a rifugiarsi nelle loro fortezze. Li assediò e li sterminò, incendiando i loro rifugi.
6 Poi mosse contro gli Ammoniti che erano comandati da Timoteo. Erano un popolo numeroso e avevano un forte esercito.
7 Ma Giuda attaccò ripetutamente battaglia, fino a quando li annientò e ne fece strage.
8 Conquistò anche Iazer e i suoi sobborghi. Poi ritornò in Giudea.

PREPARATIVI PER ALTRE BATTAGLIE
9 Allora i pagani della regione di Galaad si allearono contro gli Ebrei che abitavano nel loro territorio con l'intenzione di sterminarli. Ma questi fuggirono nella fortezza di Datema
10 e scrissero questa lettera a Giuda e ai suoi fratelli: «I pagani che ci circondano si sono alleati contro di noi e vogliono annientarci.
11 Ora stanno preparandosi per occupare la fortezza nella quale ci siamo rifugiati. Il capo del loro esercito è Timoteo.
12 Perciò vieni a liberarci dalle loro mani, perché molti di noi hanno già perso la vita.
13 Tutti i nostri connazionali che abitano nel territorio di Tobia sono stati uccisi. Hanno portato via le loro donne, i loro bambini e depredato i loro beni. In quella località sono stati trucidati circa mille uomini».
14 Mentre questa lettera veniva letta, si presentarono altri messaggeri. Essi venivano dalla Galilea, con le vesti stracciate, per dare notizia difatti simili.
15 Dicevano: «Gli abitanti di Tolemaide, di Tiro e di Sidone e tutti gli stranieri della Galilea si sono alleati contro di noi per distruggerci».
16 Quando Giuda e tutto il popolo ebbero udito queste notizie, convocarono una grande assemblea per decidere che cosa fare per i loro connazionali oppressi e attaccati dai pagani.
17 Giuda disse a Simone, suo fratello: «Prendi con te alcuni uomini e corri in aiuto di quelli che vivono in Galilea. Io e mio fratello Gionata andremo invece nella regione di Galaad».
18 A difesa della Giudea, con il resto delle truppe, lasciò Giuseppe, figlio di Zaccaria, e Azaria, capo del popolo.
19 A loro diede quest'ordine: «Abbiate cura di questo popolo, ma non attaccate battaglia con i pagani fino a quando non torneremo noi».
20 A Simone per la spedizione in Galilea furono dati tremila uomini. A Giuda, per la regione di Galaad, ottomila.

ALTRI SCONTRI IN GALILEA E IN GALAAD

(vedi 2 Maccabei 12, 10-31)
21 Simone andò nella regione di Galilea e attaccò i pagani. Essi fuggirono,
22 ma egli li inseguì fino alle porte di Tolemaide. I pagani persero circa tremila uomini e Simone si impossessò del bottino di guerra.
23 Prese con sé gli Ebrei della Galilea e dell'Arbatta, con le loro donne, i figli e quanto avevano, e li portò in Giudea con grande contentezza.
24 Intanto Giuda Maccabeo e suo fratello Gionata passarono il fiume Giordano e camminarono per tre giorni in luoghi deserti.
25 Si incontrarono con i Nabatei, dai quali furono accolti pacificamente e informati di tutto quello che era accaduto ai loro connazionali nella regione di Galaad.
26 Dissero loro: «Molti di loro sono assediati in Bosora e Bosor, in Alema e in Casfo, in Maked e in Karnain Tutte queste città sono grandi e fortificate.
27 Altri sono stati assediati in altre città della regione di Galaad. Per domani è stato deciso di attaccare le fortezze, di conquistarle e di sterminare in un sol giorno tutta quella gente».
28 Allora Giuda con il suo esercito tornò subito indietro e attraversò il deserto in direzione di Bosora. Occupò la città, uccise con la spada tutti i maschi. Portò via il bottino di guerra e la incendiò.
29 Di notte partirono da quella città e arrivarono fino alla fortezza vicina.
30 Al mattino si accorsero che c'era un mare di gente: era una folla innumerevole che portava scale e macchine per espugnare la fortezza, e già attaccavano gli assediati.
31 Giuda vide che la battaglia era già iniziata e sentì che gli abitanti della città gridavano verso il cielo tra il suono delle trombe e urla altissime.
32 Allora disse agli uomini del suo esercito: «E' ora di combattere per i nostri fratelli».
33 E li lanciò in tre gruppi distinti alle spalle del nemico. Intanto suonavano le trombe e pregavano forte.
34 Quando le truppe di Timoteo si accorsero che si trattava di Giuda Maccabeo, fuggirono davanti a lui e Giuda li colpì duramente. In quel giorno tra i nemici caddero circa ottomila uomini.
35 Quindi Giuda si diresse verso la città di Alema, l'assalì e la conquistò, uccise tutti i maschi, la saccheggiò e infine la distrusse con il fuoco.
36 Poi lasciò quella città e occupò Casfo, Maked e Bosor e tutte le altre città della regione di Galaad.
37 Dopo questi fatti Timoteo radunò un altro esercito e andò ad accamparsi di fronte a Rafon, al di là del torrente.
38 Giuda allora mandò alcuni uomini ad esplorare l'accampamento. Gli riferirono: «Con Timoteo c'è un esercito imponente perché con lui si sono alleati tutti i pagani che stanno attorno a noi.
39 Hanno preso come mercenari anche degli Arabi. Sono accampati al di là del torrente, pronti ad attaccar battaglia contro di te». Ma Giuda decise di affrontarli,
40 e con il suo esercito si avvicinò al torrente. Timoteo disse allora ai generali delle sue armate: «Se passa lui per primo e ci assale, non potremo resistergli e certamente ci sconfiggerà.
41 Se invece avrà paura e metterà il suo campo al di là del fiume, passeremo noi verso di lui e lo vinceremo».
42 Quando Giuda fu vicino al torrente, dispose i capi dell'esercito lungo il corso delle acque e diede loro quest'ordine: «Nessuno resti nel campo. Tutti devono scendere in battaglia».
43 Egli stesso per primo attraversò il torrente per attaccare i nemici e tutte le sue truppe lo seguirono. I pagani furono sconfitti, abbandonarono le loro armi e si rifugiarono nel tempio della città di Karnain.
44 Ma gli Ebrei conquistarono la città e incendiarono il tempio con tutti quelli che stavano dentro. Così Karnain fu espugnata e i suoi abitanti non poterono più fare resistenza a Giuda.
45 Quindi Giuda radunò tutti gli Ebrei che abitavano nella regione di Galaad, dal più piccolo al più grande, con le loro donne, i loro figli e i loro beni. Era una folla immensa. Con loro si diresse verso la regione della Giudea.
46 Arrivarono così a Efron, città grande e fortificata. Si trovava sul suo percorso e non era possibile piegare né a destra né a sinistra. Bisognava per forza attraversarla.
47 Ma quelli della città chiusero il passaggio e barricarono le porte con pietre.
48 Allora Giuda propose loro una soluzione pacifica. Disse: «Intendiamo solo attraversare la vostra terra per tornare a casa nostra. Nessuno vi farà del male. Vogliamo solo passare a piedi». Ma quelli non vollero aprirgli la città.
49 Giuda allora fece circolare nel campo l'ordine di restare ciascuno al proprio posto.
50 Gli uomini dell'esercito presero ciascuno le loro posizioni e combatterono contro la città tutto quel giorno e la notte. Così la città cadde nelle mani di Giuda.
51 Egli fece uccidere con la spada tutti i maschi e rase al suolo la città. Portò via il bottino di guerra e attraversò la città passando sui cadaveri.
52 Poi attraversarono il fiume Giordano verso la grande pianura di fronte alla città di Betsean.
53 Giuda raccoglieva tutti quelli che rimanevano indietro e incoraggiava il popolo lungo tutto il viaggio. Così arrivarono nella Giudea.
54 Salirono sul monte Sion con grande gioia e offrirono sacrifici. Infatti erano velocemente tornati in patria senza perdere neppure un uomo.
Giuda macabeo insegue Timoteo


GIUSEPPE E AZARIA VENGONO SCONFITTI

(vedi 2 Maccabei 12, 32-45)
55 Giuda era con Gionata nella terra di Galaad e suo fratello Simone in Galilea davanti a Tolemaide.
56 Nel frattempo Giuseppe, figlio di Zaccaria, e Azaria, capi dell'esercito, vennero a conoscenza delle loro grandi imprese militari.
57 Dissero: «Vogliamo diventare famosi anche noi. Andiamo a combattere contro i pagani che abitano intorno a noi.».
58 Passarono l'ordine al loro esercito e marciarono contro la città di Iamnia.
59 Ma Gorgia con i suoi soldati uscì dalla città e andò incontro a loro per attaccarli.
60 Giuseppe e Azaria furono sconfitti. Furono messi in fuga fino ai monti della Giudea e in quel giorno morirono circa duemila Ebrei.
61 Il popolo subì una grave sconfitta perché non avevano ascoltato Giuda e i suoi fratelli e si erano illusi di essere degli eroi.
62 Ma essi non appartenevano alla stirpe di quegli uomini che avevano avuto la missione di liberare Israele.

GIUDA VITTORIOSO IN IDUMEA E IN FILISTEA

63 Invece Giuda, il forte, e i suoi fratelli ricevettero grandi onori dal popolo d'Israele e da tutti i pagani, dovunque arrivava notizia di loro.
64 Tutti si raccoglievano attorno a loro per congratularsi.
65 Giuda poi uscì con i suoi fratelli per combattere contro i discendenti di Esaù nella parte meridionale della Giudea. Conquistò Ebron e le terre vicine. Espugnò le sue fortezze e incendiò le torri che sorgevano all'intorno.
66 Poi partì da quel luogo, attraversò la città di Maresa e andò nel paese dei Filistei.
67 In quel giorno però morirono in guerra alcuni sacerdoti che volevano fare gli eroi e sconsideratamente si esposero alla battaglia.
68 Giuda quindi andò verso Asdod, terra dei Filistei. Distrusse i loro altari, gettò nel fuoco le statue dei loro idoli. Prese il bottino di guerra e ritornò in Giudea.

CAPITOLO 6

COME MORI' ANTIOCO EPIFANE

(vedi 2 Maccabei 1, 11-17; 9; 10, 9-11)
1 Mentre percorreva le regioni del nord, il re Antioco venne a sapere che in Persia c'era la città di Elimaide, famosa per le ricchezze in oro e argento.
2 Nella città c'era pure un tempio ricchissimo, dove si trovavano armature d'oro, corazze e armi. Le aveva lasciate Alessandro, figlio di Filippo, re della Macedonia, che per primo aveva regnato sui Greci.
3 Antioco perciò andò verso quella città, volendo occuparla e depredarla. Ma non ci riuscì. Gli abitanti della città, infatti, che erano venuti a sapere del re,
4 gli resistettero con le armi. Il re fu messo in fuga e, addolorato, decise di lasciare quel luogo per tornare in Babilonia.
5 Ma quando era ancora in Persia venne un messaggero per dirgli: «Le truppe che hai mandato contro Giuda sono state sconfitte,
6 e Lisia, che era partito con un potente esercito, è stato respinto dagli Israeliti. Questi si sono rinforzati con armi, truppe e un grosso bottino di guerra.
7 Gli Israeliti hanno anche abbattuto l'idolo che tu avevi costruito sull'altare di Gerusalemme, hanno circondato il tempio con alte mura, come era prima, e hanno pure fortificato Bet-Zur, una delle città che appartengono al re».
8 Sentendo queste notizie, il re rimase sbalordito ed entrò in grande agitazione. Si gettò sul letto e cadde in preda alla tristezza perché non aveva potuto realizzare i suoi sogni.
9 Per molti giorni rimase in queste condizioni: una forte depressione lo assaliva continuamente e credeva di morire.
10 Allora chiamò tutti i suoi amici e disse loro: «Non riesco più a dormire. Mi sento oppresso dall'angoscia.
11 Un tempo io ero molto fortunato e benvoluto sul mio trono. Ora invece sono malridotto e affondo in un mare di guai.
12 Adesso mi ricordo del male che ho fatto a Gerusalemme: ho portato via i suoi arredi d'argento e d'oro e ho dato ordine di sopprimere gli abitanti della Giudea senza alcun motivo.
13 Riconosco che questa è la causa delle mie sciagure. Ecco, io muoio con pena immensa in terra straniera».

UN NUOVO RE: ANTIOCO EUPATORE

14 Poi il re Antioco fece chiamare Filippo uno dei suoi amici, e lo nominò capo di tutto il suo regno.
15 Gli consegnò la corona, il suo manto regale e l'anello, con l'incarico di educare suo figlio Antioco e di prepararlo al governo del regno.
16 Poi il re morì in quel luogo l'anno 149 dell'èra greca.
17 Ma Lisia appena seppe che il re era morto, prese suo figlio Antioco, che aveva educato fin da bambino, lo proclamò re e gli impose il nome di Eupatore.

GIUDA MACCABEO ATTACCA LA FORTEZZA DELL'ACRA

18 Ora quelli che abitavano nella fortezza dell'Acra tenevano gli Ebrei bloccati attorno al tempio. Li molestavano continuamente, mentre favorivano gli stranieri.
19 Giuda Maccabeo pensò di toglierli di mezzo e riunì tutto il popolo per stringerli d'assedio.
20 Si organizzarono e, nell'anno 150 dell'èra greca, circondarono con l'esercito la fortezza dell'Acra, costruirono terrapieni e macchine adatte all'assedio.
21 Ma alcuni abitanti dell'Acra sfuggirono e con loro si allearono alcuni Ebrei traditori.
22 Andarono dal re e gli dissero: «Che cosa aspetti a fare giustizia e a vendicare i nostri fratelli?
23 Noi abbiamo servito tuo padre con piacere. Abbiamo sempre osservato i suoi comandi e ubbidito ai suoi decreti.
24 Per questo motivo i nostri concittadini hanno assediato la fortezza dell'Acra e si sono separati da noi. Anzi, hanno ucciso tutti i nostri che sono riusciti a prendere e hanno devastato la nostra terra.
25 Hanno allungato le loro mani voraci non solo contro di noi ma anche contro tutti i popoli confinanti.
26 Ecco, ora stanno accampati intorno alla fortezza dell'Acra, in Gerusalemme, per espugnarla. Hanno anche fortificato il tempio e Bet-Zur.
27 Se non intervieni prima di loro con un'azione fulminea, faranno anche cose peggiori e non potrai più fermarli».

LA BATTAGLIA DI BET-ZACCARIA

(vedi 2 Maccabei 13, 1-17)
28 Sentendo queste cose Antioco fu preso dalla collera. Radunò tutti i suoi amici i capi dell'esercito e i cavalieri.
29 Dagli altri regni e dalle isole del mare gli arrivarono truppe mercenarie.
30 Il suo esercito contava in tutto centomila fanti, ventimila cavalli e trentadue elefanti addestrati per la guerra.
31 Passarono attraverso l'Idumea e posero l'accampamento di fronte a Bet-Zur. Attaccarono per molti giorni servendosi di macchine da guerra. Ma gli assediati uscirono e incendiarono quelle macchine, combattendo con coraggio.
32 Giuda allora si allontanò dalla fortezza dell'Acra e pose l'accampamento presso Bet-Zaccaria, di fronte al campo del re.
33 Il re però si levò di buon mattino e trasferì i suoi soldati, pieni di ardore, sulla strada di Bet-Zaccaria. Le truppe si prepararono per la battaglia e si misero a suonare le trombe.
34 Agli elefanti, per eccitarli al combattimento, diedero succo d'uva e di more.
35 Poi li smistarono tra i reparti dell'esercito. Intorno a ciascun elefante misero mille uomini con corazze a maglie di ferro e con elmi di bronzo in testa. Inoltre cinquecento cavalieri scelti erano disposti intorno a ciascun elefante.
36 Essi gli stavano sempre al fianco e quando l'elefante si spostava, si spostavano anche loro, senza allontanarsi mai.
37 Ogni elefante portava una torretta di legno, ben corazzata e assicurata all'animale per mezzo di un congegno. Su ciascuna torre vi erano un conducente indiano e quattro uomini armati che combattevano.
38 Il resto della cavalleria il re lo divise in due parti, ai lati dell'esercito, per intimorire il nemico e per proteggere le truppe.
39 Quando poi il sole brillò sugli scudi d'oro e di bronzo, le montagne di riflesso splendevano e scintillavano come fiaccole accese.
40 Una parte dell'esercito del re si schierò sugli alti monti; gli altri invece nella pianura. Poi cominciarono ad avanzare compatti e sicuri.
41 Tutti quelli che sentivano la voce delle truppe, il calpestio di quella gente e il rumore delle loro armi rimanevano spaventati: era un esercito straordinariamente grande e potente.
42 Giuda però si avvicinò con il suo esercito e li attaccò. Dell'esercito del re morirono circa seicento uomini.

EROISMO DI ELEAZARO

43 Eleazaro, detto Auaran, vide un elefante coperto con bardature da re e più alto di tutti gli altri. Credendo che sopra ci fosse il re,
44 volle sacrificarsi per liberare il suo popolo e passare alla storia.
45 Corse con coraggio verso quell'elefante passando attraverso l'esercito e uccidendo a destra e a sinistra: di fronte a lui i nemici si divisero in due parti.
46 Arrivato fin sotto l'elefante, lo colpì dal basso e lo uccise. L'elefante si accasciò a terra sopra di lui e così Eleazaro morì.
47 Gli Ebrei però, vedendo la forza del re e l'impeto delle sue truppe, si ritirarono.

IL MONTE SION VIENE ASSEDIATO

(vedi 2 Maccabei 13, 18-23)
48 I soldati del re allora salirono verso Gerusalemme per attaccare gli Ebrei. Per questo il re fece fermare l'accampamento contro la Giudea e contro il monte Sion.
49 Intanto fece trattative di pace con gli abitanti di Bet-Zur, i quali uscirono dalla città perché non avevano più da mangiare, essendo quello un anno di riposo per la terra. Essi non erano quindi in grado di sostenere un assedio.
50 In questo modo il re conquistò Bet-Zur e vi lasciò delle guardie per controllarla.
51 Per molti giorni il re assediò anche il tempio. Costruì pure piatteforme, macchine lanciafiamme, lanciapietre e altri ordigni per lanciare frecce e proiettili
52 Anche gli Ebrei però costruirono macchine da guerra per contrapporle alle loro e resistettero molti giorni.
53 A un certo punto agli Ebrei vennero a mancare i viveri perché quello era il settimo anno, cioè l'anno del riposo per la loro terra. Inoltre gli Ebrei che dalle altre nazioni si erano rifugiati in Giudea avevano dato fondo alle riserve.
54 Nel tempio rimasero solo pochi uomini. Gli altri, sorpresi dalla fame, si dispersero e ritornarono al loro paese.

IL RE CONCEDE AGLI EBREI LA PACE RELIGIOSA

(vedi 2 Maccabei 13, 23-26; 11, 22-26)
55 Come abbiamo detto, il re Antioco, quando era ancora in vita, aveva incaricato Filippo di educare suo figlio Antioco per prepararlo al trono. Ora Filippo
56 era ritornato dalle regioni della Persia e della Media con le truppe che avevano accompagnato il re e cercava di impadronirsi del potere.
57 Lisia, saputo questo, si affrettò a partire. Al re, ai capi dell'esercito e ai soldati disse: «Noi diminuiamo di giorno in giorno e il cibo scarseggia. Il luogo che assediamo è ben fortificato, mentre noi abbiamo il dovere di occuparci degli affari del regno.
58 Mettiamoci dunque d'accordo con questi uomini e cerchiamo di fare la pace con loro e con tutto il popolo.
59 Concediamo pure loro di vivere come prima, secondo le loro leggi. Si è scatenata la loro ira e hanno fatto tutto questo perché noi abbiamo distrutto le loro tradizioni».
60 Il discorso di Lisia piacque al re e ai capi. Antioco mandò a trattare la pace con gli Ebrei ed essi accettarono.
61 Il re e i capi si impegnarono con giuramento davanti agli Ebrei ed essi uscirono dalla fortezza.
62 Ma il re salì sul monte Sion e, appena vide che era ben fortificato, non mantenne il giuramento che aveva fatto e comandò di distruggere il muro di cinta.
63 Poi partì in fretta e ritornò ad Antiochia. Qui trovò Filippo che aveva conquistato la città. Gli fece guerra e occupò la città con la forza.

CAPITOLO 7

DEMETRIO I, NUOVO RE DI SIRIA

(vedi 2 Maccabei 14, 1-10)
1 L'anno 151 dell'èra greca, Demetrio, figlio di Seleuco, fuggì da Roma. Con pochi uomini si imbarcò per andare in una città della costa siriaca, dove incominciò a regnare.
2 Appena fu entrato nel palazzo reale dei suoi antenati, le truppe presero Antioco e Lisia per consegnarglieli.
3 Ma Demetrio, saputolo, disse: «Non fatemeli neppure vedere».
4 Le truppe allora li uccisero e così Demetrio cominciò a regnare.

BACCHIDE E ALCIMO CONTRO LA GIUDEA

5 Poi vennero da lui tutti gli uomini malvagi e traditori d'Israele. Li guidava Alcimo che voleva diventare sommo sacerdote.
6 Essi cominciarono ad accusare il popolo d'Israele presso il re dicendo: «Giuda con i suoi fratelli ha annientato tutti i tuoi amici e ci ha buttato fuori dalla nostra terra.
7 Scegli perciò un uomo di tua fiducia e mandalo a vedere tutti i disastri che Giuda ha compiuto in mezzo a noi e nei territori del re. Mandalo a punire quelle persone e tutti quelli che li appoggiano».
8 Il re scelse Bacchide, uno dei suoi consiglieri che governava la regione oltre il fiume Eufrate, ben noto nel regno e fedelissimo al re.
9 Demetrio lo inviò insieme all'empio Alcimo: gli aveva conferito il sommo sacerdozio e ordinato di fare vendetta contro gli Ebrei.
10 I due partirono con un esercito imponente e andarono nella regione della Giudea. A Giuda Maccabeo e ai suoi fratelli mandarono alcuni messaggeri con un falso messaggio di pace.
11 Ma essi non si fidarono delle loro proposte. Vedevano infatti che erano venuti con un grosso esercito.
12 Alcuni maestri della legge si recarono invece da Alcimo e da Bacchide per chiedere giuste condizioni di pace.
13 I primi tra gli Ebrei a voler fare la pace furono gli Asidei.
14 Dicevano: «Quello che è venuto con le truppe è un sacerdote della stirpe di Aronne. Non ci tratterà ingiustamente».
15 In effetti Alcimo avanzò proposte di pace. Fece anche questo giuramento: «Non vi faremo del male, né a voi né ai vostri amici».
16 Gli credettero, ma lui fece arrestare sessanta uomini e li uccise in un sol giorno. Così si realizzò quel che si legge in un salmo:
17 «Hanno ucciso i tuoi santi e hanno sparso il loro sangue per le strade di Gerusalemme e nessuno pensò a seppellirli».
18 Allora tutto il popolo ebbe molta paura di loro. Tremavano e dicevano; «Questa gente non ha né legge né fede. Hanno tradito l'alleanza e il giuramento che hanno fatto».
19 Poi Bacchide partì da Gerusalemme e andò ad accamparsi a Bet-Zait. Fece arrestare molti di quelli che erano passati dalla sua parte insieme ad alcuni del popolo e li fece sparire in un pozzo enorme.
20 Affidò ad Alcimo il compito di governare su quella regione e gli lasciò in aiuto un esercito. Poi Bacchide tornò dal re.
21 Alcimo invece restò a combattere: voleva ottenere il sommo sacerdozio.
22 Con lui si allearono tutti i sobillatori del popolo. Insieme conquistarono la terra della Giudea e per gli Ebrei questo fu un colpo mortale.
23 Giuda vide tutti i mali che Alcimo e i suoi alleati avevano fatto a Israele: si erano comportati peggio dei pagani.
24 Allora percorse in lungo e in largo la Giudea per punire i traditori e impedì loro di fare rappresaglie nella regione.
25 Alcimo, accortosi che Giuda e quelli che erano con lui si erano rafforzati, si convinse che non avrebbe potuto opporgli resistenza. Tornò dunque dal re e li accusò di cose false.

MISSIONE DI NICANORE

(vedi 2 Maccabei 14, 5-36)
26 Allora il re mandò Nicanore, uno dei suoi generali più illustri, con l'ordine di sterminare il popolo. Nicanore odiava a morte Israele;
27 perciò andò a Gerusalemme con un esercito imponente. A Giuda e ai suoi fratelli mandò alcuni uomini con un falso messaggio di pace. Dovevano dirgli:
28 «Non facciamo guerra tra noi. Verrò con pochi uomini per incontrarmi con voi amichevolmente».
29 E così venne da Giuda e si presentò con molta cortesia. Ma i nemici avevano predisposto il rapimento di Giuda.
30 Giuda però si accorse dell'inganno: si spaventò e non volle più vedere Nicanore.
31 Costui allora capì che il suo progetto era stato scoperto. Perciò uscì per attaccare battaglia contro Giuda nei pressi di Cafarsalama.
32 Dalla parte di Nicanore caddero in guerra circa cinquecento uomini; gli altri cercarono rifugio nella Città di Davide.

MINACCE CONTRO IL TEMPIO
33 Dopo questi fatti, Nicanore salì sul monte Sion. Alcuni sacerdoti e alcuni anziani del popolo uscirono dal tempio per salutarlo amichevolmente. Volevano pure fargli vedere il sacrificio che veniva offerto per il re.
34 Ma egli li derise, li trattò con disprezzo e li oltraggiò con discorsi insolenti.
35 Con arroganza fece anche questo giuramento: «Se Giuda non viene subito consegnato nelle mie mani insieme con il suo esercito, a guerra finita brucerò questo tempio». Poi se ne andò infuriato.
36 I sacerdoti allora rientrarono, si posero di fronte all'altare del tempio e si misero a piangere dicendo:
37 «O Signore, hai scelto questa casa perché qui tu sia riconosciuto come Dio. Qui si deve pregare ed elevare suppliche per il tuo popolo.
38 Castiga, dunque, quest'uomo e il suo esercito. Falli morire. Tieni conto delle loro bestemmie e non lasciarli sopravvivere».

NICANORE VIENE SCONFITTO E MUORE

(vedi 2 Maccabei 15, 1-36)
39 Nicanore intanto uscì dalla città di Gerusalemme e fissò il suo accampamento a Bet-Oron. Qui gli venne in aiuto un esercito proveniente dalla Siria.
40 Giuda invece con tremila uomini si accampò vicino alla città di Adasa. Poi Giuda fece questa preghiera:
41 «O Signore, quando i rappresentanti del re Sennacherib bestemmiarono contro di te, il tuo angelo scese e ne uccise centottantacinquemila.
42 Allo stesso modo oggi abbatti questo esercito che ci sta di fronte. Tutti sappiamo che Nicanore ha parlato in modo empio contro il tuo tempio. Puniscilo come si merita».
43 Il 13 del mese di Adar i due eserciti cominciarono a combattere. L'esercito di Nicanore fu sconfitto e lui stesso cadde per primo in combattimento.
44 Appena i suoi soldati videro che era morto, gettarono le armi e fuggirono.
45 Gli Ebrei li inseguirono per una giornata da Adasa fino a Ghezer, suonando le trombe dietro di loro per dare l'allarme.
46 Così la gente usciva dai villaggi della Giudea che si trovavano nei pressi, circondava i fuggitivi e li spingeva l'uno contro l'altro. Furono uccisi tutti a fil di spada e non se ne salvò neppure uno.
47 Gli Ebrei saccheggiarono tutto. A Nicanore tagliarono la testa e la mano destra che egli aveva alzato con arroganza. Le portarono a Gerusalemme e le mostrarono a tutti.
48 Il popolo fu pieno di gioia e passarono quel giorno in gran festa.
49 Poi decisero di celebrare ogni anno quella festa il 13 del mese di Adar.
50 Per un po' di tempo la terra della Giudea restò in pace.

CAPITOLO 8
ELOGIO DEI ROMANI
1 Intanto Giuda Maccabeo sentì parlare dei Romani. Essi erano famosi in tutto il mondo per la loro potenza militare e accoglievano tutti quelli che volevano allearsi con loro. Chiunque lo chiedeva, poteva contare sulla loro amicizia: insomma erano un popolo veramente potente.
2 Giuda Maccabeo venne informato sulle loro guerre e sulle loro imprese valorose. I Romani infatti avevano combattuto nella regione della Galazia e ne avevano sottomesso gli abitanti, obbligandoli anche a pagare le tasse.
3 Si erano impadroniti anche delle miniere d'argento e d'oro che si trovavano nella regione della Spagna.
4 Avevano conquistato, grazie alla loro abilità e tenacia, quella regione, anche se era molto lontana da loro. Ad alcuni re, venuti da lontano per fare la guerra, avevano inflitto dure e schiaccianti sconfitte; altri poi li avevano costretti a pagare ogni anno il tributo.
5 Infine i Romani avevano vinto in battaglia e sottomesso Filippo e Perseo, re dei Greci, e tutti quelli che si erano ribellati.
6 Antioco il grande, re dell'Asia Minore, scese in guerra contro i Romani con centoventi elefanti e la cavalleria, con carri da guerra e un esercito immenso. Ma i Romani lo sconfissero
7 e lo presero prigioniero. Poi obbligarono lui e i suoi successori a pagare un grosso tributo. Si fecero consegnare gli ostaggi
8 e cedere le regioni dell'India, della Media e della Lidia. Così gli furono tolte alcune delle regioni migliori e furono date al re Eumene.
9 Anche i Greci decisero di attaccare i Romani e di distruggerli.
10 I Romani, saputolo, mandarono contro di loro un solo esercito. Li attaccarono e ne uccisero molti. Fecero prigionieri le loro donne e i loro figli e li portarono via come schiavi. Saccheggiarono i loro beni, conquistarono il loro paese e distrussero le loro fortezze. In questo modo imposero ai Greci una schiavitù che dura fino ad oggi.
11 I Romani distrussero anche altri regni e sottomisero le isole che avevano opposto resistenza.
12 Ma con i loro amici e con quelli che si fidavano di loro, i Romani mantennero la loro amicizia. Essi avevano sottomesso i re vicini e quelli lontani. Perciò tutti quelli che ne sentivano parlare erano presi dalla paura.
13 Quelli che essi vogliono aiutare e far regnare, regnano. Sono diventati così potenti da poter deporre dal trono quelli che vogliono.
14 Con tutto ciò nessuno dei Romani si è fatto incoronare re, nessuno ha vestito la porpora.
15 Al contrario hanno eletto un senato dove ogni giorno 320 uomini si consultano sugli affari pubblici perché tutto vada bene.
16 Ogni anno affidano a un sol uomo il potere e l'incarico di governare tutto il loro impero. Tutti ubbidiscono solo a lui e tra di loro non nascono né invidie né gelosie.

GLI EBREI SI ALLEANO CON I ROMANI

17 Allora Giuda Maccabeo scelse Eupolemo, figlio di Giovanni della famiglia di Acco, e Giasone, figlio di Eleazaro, e li mandò a Roma per concludere un trattato di amicizia e di alleanza con i Romani.
18 Speravano così di essere liberati dal giogo dei Greci. Vedevano infatti che il dominio dei Greci aveva ridotto Israele a un popolo di schiavi.
19 Eupolemo e Giasone, dopo un viaggio molto lungo, arrivarono a Roma. Entrati nel senato presero la parola:
20 «Giuda Maccabeo, i suoi fratelli e il popolo ebreo ci hanno inviati da voi per fare un trattato di alleanza e di pace. Vogliamo essere vostri alleati e amici».
21 La proposta piacque ai presenti.
22 Il senato decise di far incidere la risposta su tavolette di bronzo e di mandarla a Gerusalemme per essere conservata come documento di pace e di alleanza. Ecco il testo della lettera:
23 «Ai Romani e al popolo ebreo auguriamo prosperità per terra e per mare! Lungi da loro la spada nemica!
24 Ma se scoppierà una guerra contro Roma o uno dei suoi alleati, in qualsiasi parte del suo territorio,
25 il popolo ebreo combatterà con loro lealmente, come lo suggeriranno le circostanze.
26 Gli Ebrei non daranno ai nemici né grano, né armi, né denaro, né navi. Così Roma ha stabilito ed essi manterranno questi impegni senza pretendere nulla.
27 Allo stesso modo, se sarà fatta guerra al popolo ebreo, i Romani si impegneranno a difenderlo lealmente come lo suggeriranno le circostanze.
28 Ai nemici non sarà dato né grano, né armi, né denaro, né navi. Così Roma ha stabilito e i Romani manterranno lealmente questi impegni.
29 «Questi sono i termini dell'alleanza fatta dai Romani con il popolo ebreo.
30 Se poi in avvenire gli uni o gli altri vorranno aggiungere o togliere qualcosa a questi accordi, lo faranno di comune intesa e tutto quello che sarà aggiunto diventerà obbligatorio.
31 «Riguardo poi alla condotta del re Demetrio verso gli Ebrei, gli abbiamo scritto così: Perché fai pesare il tuo giogo sul popolo ebreo che è nostro amico e alleato? Se essi ci chiameranno ancora una volta contro di te, noi difenderemo i loro diritti e ti faremo guerra per terra e per mare"».

CAPITOLO 9

GIUDA MACCABEO MUORE IN BATTAGLIA

1 Il re Demetrio venne a sapere che Nicanore era morto in battaglia e che i suoi soldati erano stati sconfitti. Perciò decise di mandare ancora una volta in Giudea Bacchide e Alcimo con una parte del suo esercito.
2 Essi presero la strada di Galgala e assediarono la città di Mesalot, nella regione dell'Arbela. La occuparono e uccisero molte persone.
3 Nel primo mese dell'anno 152 posero il loro accampamento contro Gerusalemme.
4 Poi andarono a Berea con ventimila fanti e duemila cavalieri.
5 Giuda intanto si era accampato nella località di Elasa e aveva con sé tremila uomini scelti.
6 Ma alla vista di quella grande massa di nemici gli uomini di Giuda furono presi dal panico e disertarono. Con lui rimasero solo ottocento uomini.
7 Giuda Maccabeo si rese conto che il suo esercito si era sfasciato proprio mentre la battaglia incalzava. Non avendo più tempo di radunare i suoi uomini si sentì spezzare il cuore.
8 Avvilito, disse a quelli che erano rimasti:
- Coraggio! Avviciniamoci ai nostri nemici e attacchiamoli appena possiamo.
9 Ma essi cercarono di dissuaderlo e gli dissero:
- E' impossibile! Ora non possiamo fare altro che metterci in salvo. Torneremo poi con i nostri compagni e allora potremo combatterli. Ma ora siamo troppo pochi.
10 Giuda rispose:
- Non farò mai una cosa simile: non fuggirò davanti ai nemici. Se è arrivata la nostra ora, moriamo con coraggio per i nostri fratelli, piuttosto che essere disonorati.
11 I nemici uscirono dagli accampamenti e si schierarono contro l'esercito di Giuda. La cavalleria si divise in due parti. All'avanguardia stavano i frombolieri, gli arcieri e tutti gli uomini più valorosi.
12 Bacchide si pose all'ala destra. Al segnale delle trombe le schiere si avvicinarono dai due lati. Allora anche i soldati di Giuda suonarono le trombe.
13 Il rumore dei due eserciti era così grande che la terra tremava. La battaglia durò dal mattino alla sera.
14 Appena Giuda Maccabeo si accorse che la parte più forte dell'esercito era l'ala destra, prese con sé tutti i soldati più coraggiosi.
15 Così riuscirono a sfondare l'ala destra dell'esercito nemico e li inseguirono fino al monte di Azara.
16 Ma i soldati dell'ala sinistra di Bacchide, quando videro che l'altra parte aveva ceduto, si misero ad inseguire Giuda e i suoi uomini e li presero alle spalle.
17 La battaglia si fece accanita e da una parte e dall'altra ci furono molte vittime.
18 Anche Giuda morì e allora i suoi si diedero alla fuga.
19 Gionata e Simone presero il corpo del loro fratello Giuda e lo seppellirono a Modin nella tomba di famiglia.
20 Tutto il popolo d'Israele lo pianse e fece grande lutto. Per molti giorni ripetevano questo lamento:
21 «Come ha potuto cadere l'eroe che salvava Israele?».
22 Il resto delle imprese di Giuda, le sue guerre, i suoi atti eroici e i suoi meriti non sono stati scritti perché sarebbero troppo numerosi.

LE IMPRESE DI GIONATA

BACCHIDE OPPRIME IL POPOLO D'ISRAELE

23 Dopo la morte di Giuda i senza legge ricomparvero in tutto il territorio d'Israele e tutti i malfattori tornarono in auge.
24 In quei giorni era scoppiata una grande carestia. Perciò la gente passò dalla loro parte.
25 Allora Bacchide prese alcuni di loro e li mise a capo della regione.
26 Questi incominciarono a ricercare gli amici di Giuda e li sottoponevano a interrogatorio. Poi li portavano da Bacchide che li puniva e derideva.
27 Fu questo un tempo di grandi disgrazie per Israele. Da quando erano scomparsi i profeti in Israele non ne erano mai capitate di così gravi.

GIONATA CAPO DELLA RESISTENZA

28 Allora tutti gli amici di Giuda Maccabeo si radunarono e dissero a Gionata:
29 «Da quando è morto tuo fratello Giuda non c'è più nessuno come lui, capace di combattere contro i nostri nemici: Bacchide e tutti quelli che odiano la nostra nazione.
30 Oggi noi scegliamo te e tu dovrai prendere il posto di tuo fratello. Sarai il nostro capo e il condottiero delle nostre battaglie».
31 Allora Gionata prese il comando al posto di Giuda.
32 Bacchide lo venne a sapere e cercò di farlo uccidere.
33 Ma Gionata e suo fratello Simone ne furono informati e fuggirono con tutti i loro uomini nel deserto di Tekoa. Si fermarono presso la cisterna di Asfar.
34 Bacchide però ne ebbe notizia e, in giorno di sabato, attraversò il fiume Giordano con tutto il suo esercito.
35 Gionata mandò suo fratello Giovanni, comandante della truppa, per chiedere ai suoi amici Nabatei di custodire i loro bagagli che erano molto numerosi.
36 Ma la tribù di Iambri uscì dalla città di Madaba per un attacco di sorpresa. Catturarono Giovanni con tutto quello che aveva e fuggirono col bottino.
37 In seguito qualcuno riferì a Gionata e a suo fratello Simone quanto segue: «La tribù di Iambri celebra una grande festa nuziale e la sposa, figlia di uno dei più ricchi signori di Canaan, arriva dalla città di Nadabat con un corteo imponente».
38 Si ricordarono allora dell'uccisione del loro fratello Giovanni e andarono a nascondersi sulle montagne, in una grotta.
39 Stettero ad osservare e videro un grande corteo e gente in festa; lo sposo con i suoi amici e i suoi fratelli bene armati andavano incontro al corteo al suono dei tamburi e di altri strumenti musicali.
40 Dal loro nascondiglio, gli uomini di Gionata si gettarono su di loro e li massacrarono. Molti furono feriti e gli altri fuggirono sul monte e gli uomini di Giuda si impadronirono del bottino.
41 La festa di nozze si cambiò in lutto e la musica in lamento.
42 Così Gionata e Simone si vendicarono dell'uccisione del loro fratello. Poi tornarono sulla riva del fiume Giordano.

BATTAGLIA SULLE RIVE DEL GIORDANO

43 Bacchide venne a conoscenza di tutti questi fatti e in giorno di sabato andò fino alle rive del fiume Giordano con un grande esercito.
44 Gionata disse ai suoi soldati: «Coraggio, combattiamo per salvare la nostra vita. Non ci eravamo mai trovati in una situazione così critica.
45 Il nemico ci sta di fronte, dietro a noi c'è il Giordano e ai lati paludi e boscaglie. Non c'è via di scampo.
46 Perciò invocate il Signore perché ci liberi dai nostri nemici».
47 Poi cominciò la battaglia. Gionata cercò di colpire Bacchide, ma questi lo schivò tirandosi indietro.
48 Allora Gionata e i suoi soldati si gettarono nel fiume Giordano e lo passarono a nuoto, ma i nemici si fermarono invece di inseguirli.
49 Quel giorno dalla parte di Bacchide caddero circa mille soldati.

BACCHIDE COSTRUISCE NUOVE FORTEZZE

50 Bacchide tornò a Gerusalemme e fece costruire alcune fortezze nella regione della Giudea: a Gerico, a Emmaus, a Bet-Oron, a Betel, a Tamnata, a Piraton e a Tefon. Dappertutto fece costruire alte mura, con porte e sbarre.
51 In ogni fortezza Bacchide lasciò un gruppo di soldati: dovevano fare piccole scorrerie contro Israele.
52 Fortificò pure la città di Bet-Zur e di Ghezer e la fortezza dell'Acra a Gerusalemme e vi lasciò truppe e depositi di viveri.
53 Inoltre fece prigionieri i figli dei capi di quella regione e li tenne come ostaggi nell'Acra di Gerusalemme.

MUORE ALCIMO

54 Nel secondo mese dell'anno 153, il sommo sacerdote Alcimo ordinò di demolire il muro che circondava il tempio. Voleva distruggere quello che i profeti avevano costruito. Ma appena diede inizio all'opera di demolizione
55 gli venne un colpo e non poté così portarla a termine. La sua bocca restò paralizzata e non poteva più parlare né esprimere le sue ultime volontà.
56 Infine Alcimo morì tra grandi tormenti.
57 Visto che Alcimo era morto, Bacchide tornò dal re. Così il territorio della Giudea rimase in pace per due anni.

UN ALTRO SCONTRO CON BACCHIDE

58 Ma i senza legge si radunarono e decisero insieme: «Ora Gionata e i suoi soldati stanno tranquilli e non sospettano di nulla. Facciamo venire Bacchide. Li prenderà tutti in una sola notte».
59 Andarono quindi da lui per parlargliene.
60 Bacchide si mise in marcia con un grosso esercito. Scrisse segretamente ai suoi partigiani che erano nella Giudea di catturare Gionata e i suoi soldati. Ma non ci riuscirono perché qualcuno rivelò il loro piano.
61 Anzi gli uomini di Gionata presero una cinquantina di uomini del posto che erano stati tra gli istigatori e li massacrarono.
62 Poi Gionata, Simone, e i loro uomini si ritirarono nel deserto nei pressi di Bet-Basi. Ricostruirono la fortezza che era stata distrutta e la fortificarono.
63 Quando lo seppe Bacchide radunò le sue truppe e informò anche i suoi che si trovavano nella Giudea.
64 Poi andò ad accamparsi contro Bet-Basi e assediò per molti giorni la città con macchine da guerra.
65 Gionata ne affidò la difesa a suo fratello Simone. Lui invece con una piccola pattuglia di soldati uscì dalla città e si mise a far scorribande nella regione.
66 Sconfisse Odomera e i suoi fratelli. Distrusse la tribù di Fasiron nelle loro tende. In questo modo cominciò ad attaccare avanzando con le truppe.
67 Anche Simone e i suoi uomini uscirono dalla città e incendiarono le macchine da guerra.

BACCHIDE E GIONATA FANNO LA PACE

68 Allora attaccarono Bacchide e lo sconfissero. Egli ne fu profondamente sconvolto perché il suo piano e i suoi tentativi non erano riusciti.
69 Si sdegnò con quei senza legge che lo avevano chiamato in quella regione e ne uccise molti. Poi decise di ritornare nelle sue terre.
70 Gionata, appena lo seppe, gli mandò messaggeri per fare la pace e riavere i prigionieri.
71 Bacchide li accolse, accettò quelle proposte e giurò di non fargli più torti per tutta la vita.
72 Restituì a Gionata tutti quelli che aveva fatti prigionieri in Giudea. Poi partì e se ne andò nelle sue terre e decise di non mettere più piede nel loro territorio.
73 Così tornò la pace in Israele. Gionata si stabilì nella località di Micmas. Iniziò a governare il popolo e ad eliminare gli empi da Israele.

CAPITOLO 10

DEMETRIO VUOLE ALLEARSI CON GIONATA

1 L'anno 160 Alessandro Epifane, figlio di Antioco, conquistò la città di Tolemaide. Gli abitanti lo accolsero molto bene ed egli cominciò a regnare.
2 Il re Demetrio, appena lo venne a sapere, radunò un grande esercito e si mosse per attaccarlo.
3 In questa circostanza mandò a Gionata una lettera amichevole e piena di promesse.
4 Pensava infatti: Occorre che mi affretti a fare la pace con Gionata prima che egli si metta d'accordo con Alessandro contro di noi.
5 Altrimenti si ricorderà di tutto il male che ho fatto a lui, ai suoi fratelli e al suo popolo.
6 Inoltre Demetrio permise a Gionata di riorganizzare un esercito e di costruire armi. Lo considerò suo alleato e gli restituì gli ostaggi che si trovavano nella fortezza dell'Acra a Gerusalemme.
7 Gionata venne a Gerusalemme e lesse quella lettera a tutto il popolo e a quelli che erano nell'Acra.
8 Quando sentirono che il re autorizzava Gionata a organizzare un esercito, tutti si spaventarono.
9 Gli uomini che erano nell'Acra consegnarono a Gionata gli ostaggi ed egli li restituì alle loro famiglie.
10 Gionata si stabilì in Gerusalemme e cominciò a ricostruire e rinnovare la città.
11 Comandò ai responsabili dei lavori di fare una muraglia di pietre quadrate intorno al monte Sion per fortificarlo. Così fu fatto.
12 Allora gli stranieri che si trovavano nelle fortezze costruite da Bacchide fuggirono,
13 ciascuno abbandonò il suo posto per tornarsene nella propria terra.
14 Solo alcuni di quelli che avevano tradito i comandamenti della legge rimasero a Bet-Zur che diventò il loro rifugio.

GIONATA DIVENTA SOMMO SACERDOTE

15 Il re Alessandro venne informato delle promesse che Demetrio aveva fatto a Gionata. Fu informato anche delle guerre e imprese di Gionata e dei suoi fratelli e delle grandi fatiche che avevano sopportato.
16 Il re esclamò: «Non sarà facile trovare un uomo come questo. Voglio che sia mio amico e alleato».
17 Perciò gli mandò una lettera dove diceva:
18 «Re Alessandro augura ogni bene al fratello Gionata.
19 Mi hanno riferito che tu sei un uomo valoroso e meriti di diventare mio amico.
20 Perciò io oggi do a te l'incarico di sommo sacerdote e il titolo di amico del re. Voglio che tu passi dalla mia parte e mi mantenga la tua amicizia». Con la lettera gli mandò la porpora e una corona d'oro.
21 Gionata si mise le insegne sacerdotali nel settimo mese dell'anno 160, nella festa delle Tende. Poi si fece un esercito e iniziò la corsa agli armamenti.

DEMETRIO FA NUOVE PROPOSTE A GIONATA

22 Quando Demetrio venne a sapere questi fatti, se ne rattristò e disse:
23 «Che cosa ho combinato! Alessandro mi ha preceduto nel fare amicizia con gli Ebrei e si è assicurato il loro appoggio.
24 Anch'io scriverò loro parole lusinghiere. Prometterò loro privilegi e doni perché vengano ad aiutarmi».
25 E scrisse questa lettera: «Il re Demetrio augura prosperità al popolo ebreo.
26 Abbiamo sentito con gioia che avete mantenuto l'alleanza fatta con noi. Siete stati fedeli alla nostra amicizia e non siete passati dalla parte dei nostri nemici.
27 Perseverate nella vostra fedeltà verso di noi e in contraccambio vi favoriremo.
28 Vi libereremo da molti pesi e vi ricolmeremo di doni.
29 Fin d'ora sarete esenti dalle tasse: a tutto il popolo io tolgo la tassa del sale e quella delle corone
30 D'ora in poi non esigerò più la terza parte dei raccolti e la metà dei frutti che mi spettano. Io rinunzio a tutto questo da oggi e per sempre e non solo per la Giudea ma anche per i distretti che prima erano annessi alla Samaria e alla Galilea.
31 «Gerusalemme deve essere una città santa: con tutto il suo territorio deve restare esente dalle decime e dalle tasse.
32 Rinunzio anche al potere che ho sulla fortezza dell'Acra in Gerusalemme e l'affido al sommo sacerdote che la farà difendere da uomini scelti da lui.
33 Restituisco la libertà a tutti gli abitanti che dalla Giudea sono stati portati via come schiavi in qualunque parte del mio regno. Lo faccio senza chiedere compenso. Essi saranno esenti dalle tasse, comprese quelle sul bestiame.
34 Nei giorni di festa, nei sabati, nei noviluni, nei giorni di precetto, nei tre giorni precedenti e successivi ad una festa solenne, gli Ebrei che vivono nel mio regno non pagheranno tasse.
35 In quei giorni nessuno potrà esigere da loro un pagamento o fare causa contro di loro per nessun motivo.
36 Per gli eserciti del re saranno reclutati fra gli Ebrei solo trentamila uomini. Essi avranno la stessa paga che spetta alle altre truppe del re.
37 Alcuni di loro saranno mandati nelle grandi fortezze del re; ad altri saranno affidati gli affari di fiducia del regno. I loro capi e i loro comandanti saranno scelti tra di loro, in modo che possano vivere secondo le loro leggi, come il re ha ordinato per la regione della Giudea.
38 I tre distretti della Samaria annessi alla Giudea resteranno alla Giudea; così avranno un solo capo, senza dover ubbidire a nessun altro al di fuori del sommo sacerdote.
39 «Dono la città di Tolemaide con il suo territorio al tempio di Gerusalemme per coprire le spese del culto.
40 Io personalmente farò dono ogni anno di quindicimila monete d'argento: dovranno essere prelevate dalle entrate del re sulle località più convenienti.
41 La sovvenzione che i miei amministratori non hanno versato negli anni passati, d'ora in poi dovrà essere versata per i lavori del tempio.
42 Inoltre le cinquemila monete d'argento che si riscuotevano ogni anno sulle entrate del tempio saranno invece lasciate ai sacerdoti che prestano servizio.
43 Tutti quelli che, per debiti con il fisco o per altri motivi, si rifugiano nel tempio di Gerusalemme o nelle sue adiacenze, saranno lasciati liberi e conserveranno tutti i loro beni nel mio regno.
44 Le spese per i lavori di ricostruzione e di restauro del santuario saranno a carico del re.
45 Per costruire le mura di Gerusalemme e per fortificare la cinta si provvederà a spese del re. Così pure per ricostruire le mura delle altre città della Giudea».
46 Quando Gionata e il popolo sentirono quelle parole non si fidarono e rifiutarono di prenderle in considerazione. Ricordavano infatti i grandi mali che Demetrio aveva fatto a Israele e quanto avevano dovuto soffrire per causa sua.
47 Preferirono invece Alessandro che era stato il primo a fare loro proposte di pace. Così divennero per sempre suoi alleati.

DEMETRIO MUORE

48 Allora il re Alessandro radunò un grande esercito e marciò contro Demetrio.
49 I due re attaccarono battaglia, ma l'esercito di Demetrio si diede alla fuga. Alessandro lo inseguì e lo sconfisse.
50 La lotta fu dura fino al tramonto del sole e quel giorno Demetrio cadde ucciso.

ALLEANZA DI ALESSANDRO CON TOLOMEO

51 Il re Alessandro mandò a Tolomeo, re d'Egitto, questo messaggio:
52 «Io sono rientrato nel mio regno e ho riconquistato il trono dei miei padri. Ho preso il potere dopo avere sconfitto Demetrio. Ora sono diventato padrone del paese.
53 Infatti ho attaccato Demetrio. ho sbaragliato tutto il suo esercito e sono stato proclamato re al suo posto.
54 Facciamo un patto di amicizia tra noi. Dammi tua figlia in moglie e io diventerò tuo genero. A te e a lei farò regali degni di te».
55 Il re Tolomeo rispose così: «Felice il giorno che sei tornato nella terra dei tuoi padri e ti sei ripreso il loro trono reale!
56 Farò per te quello che hai chiesto. Ora vienimi incontro fino a Tolemaide. Ci incontreremo là e io ti farò mio genero, come hai detto».
57 Il re Tolomeo partì dunque dall'Egitto con sua figlia Cleopatra e andò a Tolemaide: era l'anno 162.
58 Il re Alessandro lo raggiunse ed egli gli diede in moglie sua figlia Cleopatra. Così in Tolemaide le nozze furono celebrate con grande solennità, come fanno di solito i re.

GIONATA DIVENTA GOVERNATORE DELLA PROVINCIA

59 Il re Alessandro scrisse a Gionata di andargli incontro.
60 E Gionata andò a Tolemaide con un grande corteo. Incontrò i due re e diede loro argento, oro e altri doni. Lo stesso fece con i loro amici e così si guadagnò la loro simpatia.
61 Ma si radunarono alcuni Ebrei, uomini senza legge e corrotti. Volevano accusare Gionata presso il re, ma il re non ci badò.
62 Anzi comandò di togliere a Gionata i suoi vestiti e di fargli indossare la porpora. Così fu fatto.
63 Poi il re lo fece sedere accanto a sé e disse ai suoi ufficiali: «Andate con Gionata nel centro della città e proclamate dappertutto che nessuno per nessun motivo dovrà accusarlo; nessuno, per nessun motivo, dovrà dargli fastidio».
64 Quando videro che Gionata era stato ufficialmente coperto di onori e aveva ricevuto la porpora, i suoi accusatori fuggirono tutti.
65 Il re diede dunque a Gionata grandi onori e lo accolse tra i suoi collaboratori più stretti. Lo nominò comandante dell'esercito e lo fece governatore di una provincia.
66 Poi Gionata ritornò a Gerusalemme contento e in pace.

DEMETRIO II CONTRO GIONATA

67 Nell'anno 165 Demetrio, figlio del re Demetrio I, da Creta tornò nella sua terra di origine.
68 Appena il re Alessandro ne fu informato, si rattristò e ritornò ad Antiochia.
69 Demetrio confermò Apollonio a capo della regione della Celesiria. Costui radunò un grande esercito ed andò ad accamparsi nella città di Iamnia. Poi mandò a dire al sommo sacerdote Gionata:
70 «Sei l'unico a metterti contro di noi. Per colpa tua tutti mi deridono e mi insultano. Perché ci sfidi restando sui monti?
71 Se ti senti sicuro del tuo esercito, scendi giù in pianura e scontriamoci. Io ho dalla mia parte l'aiuto delle città.
72 Infòrmati e verrai a sapere chi sono io e quelli che mi aiutano. Ti diranno anche che non potrete resistere contro di noi. Infatti, in passato, abbiamo sconfitto per ben due volte i vostri antenati nella loro terra.
73 Perciò non potrai resistere davanti alla nostra cavalleria e al nostro esercito così grande. In questa pianura poi non c'è né roccia né alcun masso né altro posto dove nascondersi».

GIONATA SCONFIGGE APOLLONIO

74 Quando Gionata sentì le parole di Apollonio rimase sconvolto. Scelse diecimila uomini e partì da Gerusalemme, e suo fratello Simone gli andò incontro per aiutarlo.
75 Gionata si accampò davanti alla città di Giaffa, ma gli abitanti chiusero le porte perché in città c'era già un presidio di Apollonio. Allora Gionata sferrò l'attacco,
76 e gli abitanti, pieni di spavento, gli spalancarono le porte. Così Gionata si impadronì di Giaffa.
77 Quando Apollonio lo seppe preparò tremila cavalieri e un grande esercito. Fece finta di andare verso la città di Asdod, ma poi si diresse subito verso la pianura. Infatti faceva affidamento sulla imponente cavalleria che aveva.
78 Ma Gionata lo attaccò alle spalle presso la città di Asdod, e qui i loro eserciti si affrontarono.
79 Apollonio però aveva fatto nascondere alle spalle degli uomini di Gionata un migliaio di cavalieri.
80 Gionata se ne accorse ma il suo esercito fu accerchiato dai nemici e da mattino a sera rimasero sotto il tiro delle loro frecce.
81 Le truppe però, secondo l'ordine di Gionata, riuscirono a resistere, mentre i cavalli dei nemici andavano perdendo le forze.
82 Allora Simone fece avanzare il suo esercito e attaccò quello dei nemici e, siccome i cavalli erano stanchi, i nemici rimasero sconfitti e si diedero alla fuga.
83 Alcuni cavalieri si dispersero nella pianura; altri invece fuggirono verso Asdod e per salvarsi entrarono nel tempio del loro dio Dagon.
84 Gionata allora incendiò la città di Asdod e tutte le città vicine. Saccheggiò e incendiò il tempio di Dagon bruciando tutti quelli che vi si erano rifugiati.
85 Nella battaglia e nell'incendio morirono circa ottomila uomini.
86 Poi Gionata partì di là e fece schierare il suo esercito davanti alla città di Ascalona. Ma gli abitanti gli andarono incontro e lo ricevettero con grande onore.
87 Quindi Gionata tornò a Gerusalemme con i suoi uomini carichi di bottino.
88 Quando il re Alessandro fu informato di questi fatti, decise di dare a Gionata onori anche più grandi.
89 Gli mandò una fibia d'oro, un dono riservato di solito ai più alti dignitari di corte. Inoltre lo fece padrone della città di Accaron con tutti i suoi territori.
Gionata distrugge il tempio di Dagon


CAPITOLO 11

TOLOMEO SCONFIGGE ALESSANDRO EPIFANE

1 Tolomeo, re d'Egitto, radunò un esercito numeroso come la sabbia che è sulla riva del mare. Preparò anche una grande flotta e cercò di impadronirsi con astuzia del regno.
2 Andò nella regione della Siria con apparenti intenzioni di pace. Perciò gli abitanti gli spalancarono le porte della città e gli uscirono incontro: il re Alessandro aveva comandato di fare così, perché Tolomeo era suo suocero.
3 Ma Tolomeo in ogni città in cui entrava lasciava, a controllo, parte delle sue truppe.
4 Quando poi giunse ad Asdod, gli mostrarono il tempio del dio Dagon che era stato dato alle fiamme, la città e i suoi dintorni: tutto era distrutto, i cadaveri erano sparsi qua e là e i resti di coloro che erano stati bruciati dagli incendi si trovavano ammucchiati lungo il percorso del re.
5 Gli raccontarono quello che aveva fatto Gionata, nella speranza che il re lo avrebbe condannato; egli invece tacque.
6 Gionata allora andò incontro al re nella città di Giaffa con grande sfarzo. Si salutarono l'un l'altro e passarono la notte in quel luogo.
7 L'indomani Gionata accompagnò il re fino al fiume Eleutero e poi tornò a Gerusalemme.
8 Il re Tolomeo diventò padrone delle zone costiere fino a Seleucia marittima. Intanto egli covava progetti insidiosi a danno di Alessandro.
9 Perciò mandò messaggeri dal re Demetrio per dirgli: «Vieni, facciamo alleanza. Toglierò mia figlia ad Alessandro e la darò in moglie a te: così potrai regnare nel regno di tuo padre.
10 Infatti sono pentito di avergli dato mia figlia perché ha tentato di uccidermi».
11 Il re Tolomeo calunniò Alessandro perché desiderava avere il suo regno.
12 Poi gli tolse sua figlia e la diede a Demetrio. In tal modo si separò da Alessandro e i due divennero apertamente nemici.
13 Tolomeo poi fece il suo ingresso nella città di Antiochia e fu proclamato re dell'Asia; aveva così unito la corona dell'Egitto con quella dell'Asia.
14 Il re Alessandro in quei giorni si trovava nella regione della Cilicia, dove gli abitanti si erano ribellati contro di lui.
15 Appena seppe quello che Tolomeo aveva fatto, Alessandro accorse e attaccò Tolomeo. Ma questi lo affrontò con numerose truppe e lo mise in fuga.
16 Alessandro fuggì in Arabia per mettersi in salvo. Per Tolomeo fu un vero trionfo.
17 Un Arabo, di nome Zabdiel, tagliò la testa ad Alessandro e la mandò a Tolomeo.
18 Ma l'indomani morì anche il re Tolomeo e i soldati delle sue fortezze furono uccisi dagli abitanti.
19 Così Demetrio cominciò a regnare l'anno 167.

DEMETRIO II FAVORISCE IL POPOLO D'ISRAELE

20 In quel tempo Gionata radunò i soldati della Giudea per attaccare la fortezza dell'Acra a Gerusalemme. L'assediò con molte macchine da guerra.
21 Subito però alcuni uomini senza legge, nemici del popolo, andarono dal re e gli riferirono che Gionata aveva assediato l'Acra.
22 Al sentirli il re Demetrio si infuriò e quando ne ebbe conferma smobilitò l'accampamento e andò nella città di Tolemaide. Poi scrisse a Gionata ordinandogli di togliere l'assedio e di raggiungerlo a Tolemaide: lo aspettava al più presto per un colloquio.
23 Gionata, ricevuta la comunicazione, fece continuare l'assedio. Si scelse come compagni alcuni capi del popolo e alcuni sacerdoti e affrontò il pericolo.
24 Prese argento, oro, vesti preziose e molti altri doni. Andò dal re a Tolemaide e Demetrio lo accolse con benevolenza.
25 Alcuni uomini senza legge della sua stessa nazione tentarono di accusarlo,
26 ma il re trattò Gionata come fino allora avevano fatto i suoi predecessori: lo coprì di onori davanti a tutti i suoi collaboratori più stretti.
27 Lo confermò nell'incarico di sommo sacerdote e in tutte le altre cariche che già aveva e lo accolse nel numero dei suoi più intimi collaboratori.
28 Gionata domandò al re di esentare dalle tasse la Giudea, i tre distretti e la Samaria. In cambio gli prometteva quasi cento quintali d'argento.
29 Il re accettò quella proposta e scrisse a Gionata quanto segue:
30 «Il re Demetrio saluta fraternamente Gionata e tutto il popolo ebreo.
31 Mando anche a voi una copia della lettera che abbiamo scritto al nostro parente Lastene. Si tratta di voi e voi dovete prenderne visione:
32 "Il re Demetrio saluta il suo caro Lastene.
33 Per i buoni sentimenti che mi dimostrano ho pensato di favorire il popolo ebreo che ci è amico. Essi si comportano lealmente con noi.
34 Perciò riconfermo loro il possesso sul territorio della Giudea e dei tre distretti di Aferema, di Lidda e di Ramataim. Una volta appartenevano alla Samaria, ora invece appartengono alla Giudea assieme ai dintorni. Questo per favorire tutti quelli che offrono sacrifici in Gerusalemme, in cambio delle tasse sui frutti della terra e degli alberi, che il re riscuoteva finora ogni anno.
35 Così d'ora innanzi rinunzio a tutto il resto che mi spettava: le decime e le tasse a noi dovute, le saline e le corone.
36 Nessuna di queste decisioni verrà revocata in futuro.
37 Procurate perciò di fare una copia di queste decisioni e fatela avere a Gionata perché venga esposta pubblicamente sul monte santo"».

L'ESERCITO SI RIBELLA CONTRO DEMETRIO II

38 Il re Demetrio, visto che il regno era in pace sotto di lui e che non c'erano più nemici, licenziò tutte le sue truppe e rimandò ciascuno a casa sua. Trattenne solo le truppe straniere prese dalle isole dei pagani. Allora tutte le truppe che erano state a servizio dei suoi antenati si misero contro di lui.
39 Trifone, che prima era stato dalla parte di Alessandro, si rese conto che tutto l'esercito era scontento di Demetrio. Perciò andò dall'arabo Imalcue che allevava Antioco, il giovane figlio di Alessandro.
40 Lo spinse a consegnarglielo con la promessa di farlo diventare re al posto di suo padre. Intanto Trifone gli parlò di quello che aveva fatto Demetrio e dell'odio dei soldati verso di lui. E rimase là per molti giorni.

GIONATA RIESCE A DOMARE LA RIBELLIONE

41 Gionata mandò a chiedere al re Demetrio di ritirare i soldati che presidiavano la fortezza dell'Acra di Gerusalemme e quelli delle altre fortezze, perché erano sempre in lotta contro Israele.
42 Demetrio rispose a Gionata: «Per te e per il tuo popolo non solo farò questo, ma alla prima occasione colmerò di onori te e il tuo popolo.
43 Ora però guarda di favorirmi, mandandomi soldati che combattano con me, perché tutte le mie truppe mi hanno abbandonato».
44 Gionata allora inviò ad Antiochia tremila soldati molto valorosi. Essi andarono dal re che si mostrò molto lieto del loro arrivo.
45 Ma gli abitanti della città si radunarono nel centro in circa centoventimila persone con l'intenzione di uccidere il re.
46 Questi allora si rifugiò nel palazzo, mentre i cittadini invadevano le vie della città e incominciavano a combattere.
47 Il re chiamò in aiuto gli Ebrei ed essi si radunarono compatti attorno a lui. Poi si dispersero per la città e in quel giorno uccisero circa centomila persone,
48 incendiarono la città, la saccheggiarono e salvarono il re.
49 I superstiti videro che gli Ebrei erano riusciti a impadronirsi della città, si scoraggiarono e andarono dal re a supplicarlo:
50 «Facciamo la pace e gli Ebrei la smettano di combattere contro di noi e la nostra città».
51 Gettarono le armi e fecero la pace. Così gli Ebrei conquistarono la stima del re e di tutti gli abitanti del regno. Poi tornarono a Gerusalemme con un grande bottino.
52 In tal modo il re Demetrio rafforzò il suo trono e sotto la sua guida il paese rimase in pace.
53 Ma egli non mantenne le sue promesse. Si mise contro Gionata senza alcuna riconoscenza per i servizi che gli aveva reso. Anzi cominciò a dargli molti fastidi.

ANTIOCO SI ALLEA CON GIONATA

54 Dopo questi fatti Trifone ritornò con Antioco. Questi era ancora molto giovane, ma fu proclamato re e incoronato.
55 Attorno a lui si radunarono tutte le truppe congedate da Demetrio che fu messo in fuga e travolto.
56 Trifone intanto catturò i suoi elefanti da guerra e si impadronì della città di Antiochia.
57 Allora il giovane Antioco scrisse a Gionata questa lettera: «Io ti riconfermo nell'incarico di sommo sacerdote. Ti faccio amministratore dei quattro distretti, e ti considero tra i più stretti collaboratori del re».
58 Gli mandò anche vasi d'oro e un servizio da tavola. Gli diede facoltà di bere in vasi d'oro, di indossare la porpora e di portare una fibbia d'oro.
59 Inoltre scelse Simone, fratello di Gionata, come comandante delle regioni che vanno dalla Scala di Tiro fino ai confini dell'Egitto.

LE CONQUISTE DI GIONATA E SIMONE

60 Gionata partì e percorse tutta la zona e le varie città che si trovano ad ovest del fiume Eufrate. Tutto l'esercito della Siria lo seguì per combattere insieme con lui. Poi andò nella città di Ascalona e gli abitanti lo accolsero con onore.
61 Di là si recò nella città di Gaza ma gli abitanti gli chiusero in faccia le porte della città. Perciò Gionata l'assediò, ne incendiò i sobborghi e li saccheggiò.
62 Allora gli abitanti di Gaza supplicarono Gionata ed egli fece la pace con loro. Ma prese come ostaggi i figli dei loro capi e li mandò a Gerusalemme. Poi attraversò quella regione fino a Damasco.
63 Gionata venne a sapere che i generali del re Demetrio si trovavano presso Kedes in Galilea con un grande esercito. Volevano che Gionata si dimettesse dalle sue cariche,
64 ma egli lasciò nel paese suo fratello Simone e marciò contro di loro.
65 Simone intanto andò ad accamparsi presso Bet-Zur: l'attaccò e l'assediò per molti giorni.
66 Infine gli abitanti lo scongiurarono di fare la pace ed egli accettò. Però li cacciò dalla città, la occupò e vi lasciò un presidio per controllarla.
67 Nel frattempo Gionata e il suo esercito si erano accampati presso il lago di Genesaret. Di qui un giorno, di buon mattino, arrivarono alla pianura di Azor.
68 Ma l'esercito dei nemici avanzava già contro di loro nella pianura. Inoltre avevano organizzato sui monti un'imboscata contro di loro. Quando Gionata si mosse,
69 i nemici in agguato saltarono fuori dai loro nascondigli e attaccarono battaglia.
70 Tutti i soldati di Gionata fuggirono ed egli rimase solo con due capi dell'esercito: Mattatia, figlio di Assalonne, e Giuda, figlio di Calfi.
71 Allora Gionata, disperato, si cosparse il capo di polvere e si mise a pregare.
72 Poi tornò a combattere contro i suoi nemici, li sconfisse e li mise in fuga.
73 Allora i soldati di Gionata, che prima erano fuggiti, tornarono da lui. Insieme inseguirono i nemici fino al loro accampamento nella città di Kedes. Qui si fermarono.
74 In quel giorno morirono circa tremila soldati nemici. Gionata quindi tornò a Gerusalemme.

CAPITOLO 12

RAPPORTI DI GIONATA CON ROMA E CON SPARTA

1 Gionata, visto che le circostanze gli erano favorevoli, scelse alcuni uomini e li mandò a Roma per confermare e rinnovare l'amicizia con i Romani.
2 Inviò messaggi di amicizia anche ai cittadini di Sparta e di altre città.
3 I messaggeri di Gionata andarono a Roma, entrarono nel senato e dissero: «Il sommo sacerdote Gionata e il popolo ebreo ci hanno fatti venire qui da voi per rinnovare l'amicizia e l'alleanza che già avete con loro».
4 Il senato consegnò agli uomini di Gionata varie lettere per le autorità di quelle città che erano situate sulla via del ritorno. In esse si chiedeva di favorire il ritorno pacifico di questi uomini in Giudea.
5 Ecco il testo della lettera che Gionata scrisse agli abitanti di Sparta:
6 «Gionata, sommo sacerdote, il senato del popolo, i sacerdoti e tutto il popolo ebreo, salutano fraternamente gli abitanti di Sparta.
7 Già in passato il vostro re Areo aveva mandato una lettera al sommo sacerdote Onia. In essa voi vi dichiaravate nostri alleati come appare dalla copia qui allegata.
8 Onia aveva accolto con grande onore il vostro inviato e accettata la lettera nella quale si parlava chiaramente di alleanza e di amicizia.
9 Noi, in verità, non abbiamo bisogno di queste cose perché i libri santi che abbiamo a nostra disposizione ci infondono coraggio.
10 Ma per non diventare estranei gli uni agli altri, abbiamo provato a mandarvi qualcuno per rinnovare con voi la nostra amicizia e la nostra alleanza. Infatti è ormai passato tanto tempo da quando ci avete mandato i vostri rappresentanti.
11 Noi dunque ci ricordiamo di voi nei sacrifici che offriamo e nelle preghiere. Lo facciamo spesso e senza interruzioni: nelle feste e negli altri giorni stabiliti, è giusto e conveniente ricordarsi degli alleati.
12 «Ci congratuliamo con voi perché siete molto stimati.
13 Noi invece viviamo in mezzo a tribolazioni e guerre perché i re che stanno attorno a noi ci hanno aggredito.
14 In occasione di queste guerre non abbiamo voluto creare fastidi a voi né agli altri alleati e neppure ai nostri amici.
15 Il nostro aiuto viene dal Signore. Perciò siamo stati liberati dai nemici mentre essi sono stati sconfitti.
16 «Abbiamo scelto Numenio, figlio di Antioco, e Antipatro, figlio di Giasone, per inviarli dai Romani e rinnovare la nostra passata amicizia e alleanza con loro.
17 Li abbiamo incaricati di passare anche da voi, di portarvi i nostri saluti e di consegnarvi questo nostro messaggio. Vogliamo infatti rinnovare la nostra alleanza con voi.
18 Vi chiediamo quindi la cortesia di voler rispondere a queste nostre proposte».
19 Segue il testo della lettera inviata, a suo tempo, ad Onia:
20 «Areo, re degli Spartani, saluta Onia, sommo sacerdote!
21 In un documento che tratta degli Spartani e degli Ebrei, abbiamo scoperto che siamo fratelli e che discendiamo tutti da Abramo.
22 Ora che sappiamo questo, siate tanto cortesi da farci conoscere la vostra situazione di prosperità.
23 Noi, da parte nostra, vi diciamo: Come il vostro bestiame e i vostri beni sono anche nostri, così i nostri appartengono anche e voi. Perciò vogliamo che siate informati di queste decisioni».

GIONATA E SIMONE DI NUOVO IN GUERRA

24 Gionata venne a sapere che i generali del re Demetrio erano tornati per attaccarlo con truppe più numerose di prima.
25 Perciò lasciò Gerusalemme e andò contro di loro nella regione di Amat per evitare che entrassero nella regione della Giudea.
26 Poi mandò alcune spie nel loro accampamento. Queste ritornarono e gli riferirono che i nemici erano già pronti per attaccarlo di notte.
27 Al tramonto Gionata comandò ai suoi soldati di rimanere svegli e armati, pronti a combattere in qualsiasi momento della notte, e pose alcune sentinelle tutto attorno all'accampamento.
28 Ma quando i nemici seppero che Gionata e i suoi soldati si tenevano pronti a combattere, ebbero paura, si scoraggiarono e accesero fuochi nel loro accampamento.
29 Gionata e i suoi soldati videro i fuochi accesi e non si accorsero della loro fuga fino al mattino.
30 Si misero a inseguirli ma non li raggiunsero perché i nemici avevano già attraversato il fiume Eleutero.
31 Allora Gionata attaccò un gruppo di Arabi, chiamati Zabadei, li sconfisse e li depredò.
32 Poi smobilitò l'accampamento, andò verso Damasco e attraversò tutta quella regione.
33 Anche Simone partì e arrivò fino alla città di Ascalona e alle fortezze vicine. Poi piegò verso Giaffa e per precauzione l'occupò.
34 Aveva saputo infatti che volevano cedere questa fortezza ai partigiani di Demetrio. Perciò vi lasciò alcuni soldati per controllare la situazione.

LAVORI A GERUSALEMME

35 Appena tornato in Giudea, Gionata chiamò i capi del popolo e con loro decise di costruire alcune fortezze nella regione della Giudea.
36 Decise anche di rialzare le mura di Gerusalemme e di costruire una barriera molto alta tra la fortezza dell'Acra e la città. Così i nemici che occupavano la fortezza sarebbero rimasti isolati e non avrebbero più potuto trattare con l'esterno.
37 Gionata e i suoi uomini si organizzarono dunque per ricostruire la città. Siccome una parte del muro che dava sul torrente a est era crollata, Gionata fece anche ricostruire il cosiddetto Kafenata.
38 Simone invece fece ricostruire la città di Adida nella pianura della Sefela. La fortificò e la munì di porte sprangate.

GIONATA NELLE MANI DEI NEMICI

39 Trifone intanto cercava di diventare re dell'Asia e della Siria. Voleva impadronirsi della corona e uccidere il re Antioco.
40 Temeva solo che Gionata glielo impedisse e gli facesse guerra. Perciò Trifone cercava l'occasione di farlo prigioniero e ucciderlo. Partì dunque e andò a Betsean.
41 Qui gli andò incontro Gionata con quarantamila uomini scelti.
42 Trifone, quando vide che Gionata era venuto con un grosso esercito, si guardò bene dall'attaccarlo.
43 Anzi lo ricevette con grandi onori e lo presentò a tutti i suoi collaboratori. Gli diede alcuni doni e diede ordine ai suoi collaboratori e alle sue truppe di ubbidire a Gionata come a lui stesso.
44 Poi Trifone disse a Gionata: «Perché hai preso tutte queste truppe se non c'è nessuna minaccia di guerra tra noi?
45 Rimandali a casa. Tieni con te solo pochi uomini di scorta, poi vieni con me a Tolemaide. Io ti consegnerò quella città e le altre fortezze. Lascerò ai tuoi ordini anche le altre truppe e tutti i funzionari. Poi io me ne tornerò indietro, dato che sono venuto soltanto con questo scopo».
46 Giuda si fidò di Trifone e fece come gli aveva detto. Lasciò libere le truppe, che ritornarono in Giudea.
47 Trattenne con sé tremila soldati, ma poi ne lasciò duemila in Galilea; solo gli altri mille andarono con lui.
48 Ma appena Gionata entrò nella città di Tolemaide, gli abitanti chiusero le porte, lo fecero prigioniero e uccisero tutti quelli che erano andati con lui.
49 Trifone poi mandò alcune truppe e la cavalleria nella regione della Galilea e nella grande pianura per annientare tutti i soldati di Gionata.
50 Ma essi sapevano già che Gionata era stato preso e pensavano che fosse morto insieme ai suoi uomini. Perciò si fecero coraggio e avanzarono schierati, pronti per la battaglia.
51 Quelli che li inseguivano, vedendo che gli Ebrei difendevano la loro vita ad ogni costo, se ne tornarono indietro.
52 Così il resto delle truppe di Gionata ritornò sano e salvo in Giudea. Fecero lutto per Gionata e per i suoi compagni e furono presi da grande timore. Tutto Israele partecipò al grande lutto.
53 I popoli vicini cercarono allora di annientare Israele. Dicevano: «Non hanno più nessuno che li guidi e li aiuti. Attacchiamoli e distruggiamoli. Così più nessuno si ricorderà di loro».

LE IMPRESE DI SIMONE

CAPITOLO 13

SIMONE PRENDE IL COMANDO DEGLI EBREI

1 Simone venne a sapere che Trifone aveva radunato un grosso esercito per invadere la Giudea e devastarla.
2 Si accorse pure che tutti erano sconvolti per la paura e lo sgomento. Allora andò a Gerusalemme, radunò il popolo e lo esortò con queste parole:
3 - Voi sapete bene quello che io, i miei fratelli e tutta la mia famiglia abbiamo fatto per difendere le leggi e il santuario. Voi siete al corrente delle guerre e delle difficoltà che abbiamo affrontato.
4 Per difendere Israele, tutti i miei fratelli sono morti. Sono rimasto solo io.
5 Ebbene, io non voglio certo risparmiare la mia vita dinanzi a qualsiasi pericolo. Non valgo più dei miei fratelli.
6 Preferisco invece difendere il mio popolo, il tempio, le vostre mogli e i vostri figli. Infatti tutti i pagani ci odiano e si sono coalizzati per sterminarci.
7 Ascoltando queste parole tutto il popolo riprese coraggio.
8 Tutti risposero a gran voce:
- Tu sei il nostro capo al posto di Giuda e di Gionata, tuoi fratelli.
9 Tu combatterai con noi e noi faremo quello che ci comandi.
10 Allora Simone radunò tutti gli abitanti abili al servizio militare e si affrettò a terminare la costruzione delle mura di Gerusalemme e fortificò tutta la cerchia della città.
11 Poi mandò Gionata, figlio di Assalonne, nella città di Giaffa con un grosso esercito. E Gionata scacciò gli abitanti di quella città e rimase là sul posto.

SIMONE RESPINGE TRIFONE

12 Trifone intanto lasciò Tolemaide con un grande esercito diretto verso il territorio della Giudea. Portava con sé Gionata come ostaggio.
13 Simone allora si accampò nei pressi di Adida, di fronte alla pianura.
14 Quando Trifone seppe che Simone aveva preso il comando al posto di suo fratello Gionata e stava per attaccarlo, gli mandò messaggeri per dirgli:
15 «Tuo fratello Gionata è nostro ostaggio a causa del debito che aveva contratto con la tesoreria del re negli affari da lui amministrati.
16 Ora mandaci trentaquattro quintali e mezzo d'argento e due dei suoi figli come ostaggi e noi lo lasceremo libero. Vogliamo essere sicuri che, una volta liberato, non si metta contro di noi».
17 Simone capì che non si poteva fidare di loro, ma fece consegnare ugualmente il denaro e i figli, per non attirarsi l'odio del popolo.
18 Avrebbero infatti detto: «Simone non ha mandato a Trifone il denaro e i figli: per questo Gionata è morto».
19 Perciò Simone mandò i figli e i trentaquattro quintali e mezzo d'argento, ma Trifone non mantenne la parola data e non liberò Gionata.
20 In seguito Trifone si mise in marcia per invadere la regione e devastarla. Deviò prendendo la strada che conduce ad Adora; ma Simone con il suo esercito gli si metteva contro da qualunque parte passasse.
21 Intanto quelli che occupavano la fortezza dell'Acra per mezzo di alcuni messaggeri chiesero a Trifone di mandare subito viveri e di accorrere in loro aiuto prendendo la via del deserto.
22 Perciò Trifone fece preparare tutta la sua cavalleria per mettersi in viaggio. Ma quella notte cadde tanta neve che non poté muoversi. Allora smobilitò l'accampamento e andò verso la regione di Galaad.
23 Quando fu nei pressi di Bascama uccise Gionata e lo fece seppellire in quel luogo.
24 Poi ritornò nella sua regione.

GIONATA SEPOLTO A MODIN

25 Simone mandò a prendere i resti di suo fratello Gionata e gli diede sepoltura a Modin la città dei suoi padri.
26 Tutto Israele pianse molto la morte di Gionata e rimase in lutto per molti giorni.
27 Poi Simone fece costruire un monumento sulla tomba di suo padre e dei suoi fratelli. Volle che fosse tutto ricoperto di pietre levigate, molto alto e visibile da lontano.
28 Vi fece sistemare sette piramidi, una accanto all'altra, per ricordare suo padre, sua madre e i suoi quattro fratelli.
29 Le ornò con grandi colonne intorno e sulle colonne fece scolpire armi a ricordo perpetuo. Fece scolpire vicino anche alcune navi così grandi che i naviganti potessero scorgerle dal mare.
30 Quel monumento costruito da Simone c'è ancora oggi nella città di Modin.

SIMONE FA ALLEANZA CON DEMETRIO II

31 Trifone fece un complotto contro il giovane Antioco e lo uccise.
32 Prese il suo posto sul trono e si proclamò re dell'Asia e della Siria. Ma per il paese fu un vero disastro.
33 Simone intanto costruì fortezze nella Giudea e le cinse con mura solide e grandi torri e con porte sprangate. In esse depositò dei viveri.
34 Poi scelse alcuni uomini e li mandò dal re Demetrio per chiedergli di esentare il paese dalle tasse. Infatti Trifone non aveva mai smesso di saccheggiarli.
35 Il re Demetrio accettò le richieste di Simone e gli scrisse in risposta una lettera.
36 «Il re Demetrio saluta Simone, sommo sacerdote e amico del re, i capi del popolo e tutti gli Ebrei.
37 Abbiamo ricevuto con piacere la corona d'oro e la palma che ci avete mandato. Siamo disposti a fare con voi una pace definitiva e a prescrivere ai nostri funzionari di concedervi le esenzioni dalle tasse.
38 Quello che abbiamo deciso a vostro riguardo resta confermato. Anche le fortezze che avete costruite resteranno vostre.
39 Vi perdoniamo gli errori e le mancanze commesse fino ad oggi. Così d'ora in poi non esigeremo più le corone che ci dovete e qualunque altro tributo che pesa sulla città di Gerusalemme.
40 Se fra voi ci sono uomini pronti ad arruolarsi nel nostro esercito, lo facciano e tra noi ci sia definitivamente la pace».
41 Così l'anno 170 Israele si liberò dalla schiavitù dei pagani.
42 Il popolo cominciò a datare i documenti e i contratti così: «Anno primo di Simone, il grande sommo sacerdote, condottiero e capo degli Ebrei».

SIMONE CONQUISTA LA CITTÀ DI GHEZER

43 In quei giorni Simone fissò l'accampamento presso la città di Ghezer e l'assediò con il suo esercito. Fece costruire una torre mobile e l'accostò alle mura della città.
44 I soldati saltarono dalla torre mobile ed entrarono in città. Tutti gli abitanti furono presi da grande paura,
45 salirono sulle mura con le mogli e con i bambini, si strapparono le vesti e si misero a gridare a gran voce. Supplicavano Simone di fare la pace con loro.
46 Dicevano: «Non trattarci come abbiamo meritato con la nostra cattiveria, ma sii misericordioso».
47 Simone accettò di fare la pace e non li attaccò più. Ma li scacciò dalla città, e purificò le case dove c'erano idoli. Così entrò in città fra acclamazioni e canti.
48 Purificò completamente la città e vi lasciò uomini fedeli alla legge di Mosè. Poi fortificò la città e vi fece costruire una casa per sé.

SIMONE CONQUISTA ANCHE L'ACRA

49 I nemici occupavano ancora la fortezza dell'Acra a Gerusalemme, ma non potevano uscire. Non potevano neppure andare per la regione e comunicare con l'esterno. Pativano molto la fame e alcuni di essi erano già morti di stenti.
50 Allora si rivolsero a Simone per ottenere la pace e Simone la concesse. Tuttavia li cacciò di là e purificò l'Acra da tutto ciò che la contaminava.
51 Il 23 del secondo mese dell'anno 171 entrarono nell'Acra portando rami di palme tra canti di lode e al suono di cetre, cembali e arpe. Tutti acclamavano e cantavano perché Israele era riuscito a cacciare via da Gerusalemme un grande nemico.
52 Simone poi stabilì di celebrare ogni anno quella giornata con grande festa. Fece fortificare il monte del tempio, che è vicino alla fortezza dell'Acra, e vi andò ad abitare insieme ai suoi.
53 Siccome suo figlio Giovanni era ormai un uomo, Simone lo fece capo di tutto l'esercito. Giovanni quindi si stabilì nella città di Ghezer.

CAPITOLO 14

MORTE DI DEMETRIO

1 L'anno 172, il re Demetrio radunò il suo esercito e andò nella regione della Media. Voleva raccogliere altri aiuti per poter combattere Trifone.
2 Quando Arsace, re della Persia e della Media, seppe che Demetrio aveva invaso il suo territorio, mandò uno dei suoi generali con l'incarico di prenderlo vivo.
3 Questi andò, sconfisse l'esercito di Demetrio e lo fece prigioniero. Poi lo condusse da Arsace, che lo mise in prigione.

ELOGIO DI SIMONE

4 Ebbe pace la regione della Giudea finché
visse Simone.
Egli cercò il bene del suo popolo
e tutti furono contenti del suo modo di
governare
e della fama che raggiunse di giorno in giorno.
5 Tra le sue gloriose imprese,
Simone conquistò Giaffa con il suo porto,
e si aprì uno sbocco sul mare.
6 Allargò i confini della sua nazione
e tenne saldamente in mano il paese.
7 Ricuperò molti prigionieri,
conquistò Ghezer, Bet-Zur e la fortezza
dell'Acra.
Purificò la regione da ogni
contaminazione
Nessuno poteva fermarlo.
8 I contadini coltivavano tranquilli le loro
terre:
i campi davano buoni raccolti,
e nella pianura gli alberi producevano frutti.
9 Gli anziani seduti sulle piazze
parlavano solo di benessere,
mentre i giovani portavano splendide
divise da guerra.
10 Alle città Simone non lasciò mancare i
viveri
e costruì fortezze per la loro difesa.
Così divenne celebre la sua fama
e la sua gloria arrivò fino ai confini del
mondo.
11 Riportò la pace nel paese,
e in Israele si diffuse una gioia immensa.
12 Ciascuno viveva all'ombra della sua vite e
del suo fico,
e nessuno faceva loro paura.
13 Ogni nemico scomparve dal paese,
e in quei giorni anche i re furono sconfitti.
14 Simone fu il protettore dei deboli tra il
suo popolo;
difese la legge di Mosè e cacciò via tutta la
gente cattiva.
15 Rese di nuovo splendido il tempio,
e lo arricchì di vasi sacri.

SIMONE RINNOVA L'ALLEANZA CON ROMA E SPARTA

16 Anche a Roma e a Sparta si venne a sapere che Gionata era morto: tutti ne provarono un grande dispiacere.
17 Quando poi fu noto che suo fratello Simone era diventato sommo sacerdote al suo posto e teneva saldamente in mano il paese con tutte le sue città,
18 gli scrissero una lettera incisa su tavole di bronzo. Intendevano così rinnovare con lui l'amicizia e l'alleanza fatta in passato con i suoi fratelli Giuda e Gionata.
19 Quella lettera fu letta in Gerusalemme dinanzi all'assemblea del popolo.
20 Ecco il testo della lettera mandata dagli Spartani:
«Le autorità e i cittadini di Sparta salutano fraternamente Simone, sommo sacerdote, i capi del popolo, i sacerdoti e tutto il popolo ebreo.
21 I vostri messaggeri ci hanno fatto sapere che siete un popolo pieno di onori e ricco di gloria. La loro venuta ci ha fatto molto piacere.
22 Le cose che ci hanno riferito le abbiamo registrate negli atti pubblici. Eccone il testo:
«"Numenio, figlio di Antioco, e Antipatro, figlio di Giasone, messaggeri degli Ebrei, sono venuti per rinnovare con noi la loro amicizia.
23 Il popolo di Sparta ha voluto accogliere questi uomini con molto onore e ha deciso di conservare negli archivi il testo del loro discorso. Così il popolo degli Spartani ne conserverà il ricordo. Una copia di questo decreto viene scritta anche per il sommo sacerdote Simone"».
24 In seguito Simone mandò a Roma Numenio per confermare l'alleanza con i Romani. Numenio portava loro in dono un grande scudo d'oro di straordinario valore.

IL POPOLO IN FAVORE DI SIMONE

25 Quando il popolo venne a sapere queste cose, disse: «Cosa possiamo fare per esprimere la nostra gratitudine a Simone e ai suoi figli?
26 Egli infatti si è dimostrato valoroso come i suoi fratelli e tutta la sua famiglia. Ha combattuto e cacciato i nemici d'Israele e ci ha dato la libertà». Scrissero perciò un documento su tavole di bronzo e le appesero alle colonne sul monte Sion.
27 Il testo del documento è questo:
«Era il giorno 18 del mese di Elul dell'anno 172 che corrisponde al terzo anno di Simone, sommo sacerdote. In Asaramel,
28 nella grande assemblea dei sacerdoti, del popolo, dei capi delle nazioni e dei capi della regione, è stato pubblicato questo decreto:
29 «Ci sono state molte guerre nella nostra regione. Ma Simone, figlio di Mattatia e discendente della famiglia sacerdotale di Ioarib, e i suoi fratelli, hanno disprezzato il pericolo. Per difendere il tempio e la legge di Mosè hanno resistito ai nemici del loro popolo. Così gli hanno procurato grande gloria.
30 Gionata diede unità al suo popolo e ne diventò il sommo sacerdote. Ma poi morì
31 e i nemici degli Ebrei hanno cercato di invadere il paese per devastarlo e saccheggiare il tempio.
32 Simone prese il posto del fratello e lottò in difesa del suo popolo. Impegnò molte sue ricchezze per armare i soldati dell'esercito nazionale e pagò loro lo stipendio.
33 Fortificò le città della Giudea e Bet-Zur, una fortezza di frontiera che prima era occupata dai nemici e vi lasciò un presidio di soldati ebrei.
34 Fortificò anche la città di Giaffa, sulla riva del mare, e Ghezer che confina con Asdod ed era occupata dai nemici. Simone vi mise soldati ebrei con tutto quello che era necessario per vivere.
35 Il popolo ammirò la fedeltà di Simone e la gloria che voleva dare al suo popolo. Perciò lo nominarono loro capo e sommo sacerdote in riconoscenza di tutte le sue imprese. Volevano riconoscere pubblicamente la sua condotta giusta e leale con la sua gente e il suo costante impegno di portarla alla gloria.
36 Durante il suo governo Simone riuscì a sradicare i pagani dal paese, anche quelli che erano nella Città di Davide in Gerusalemme. Essi si erano costruiti la fortezza dell'Acra e da essa uscivano per profanare tutto quello che circonda il tempio e per dissacrarlo.
37 Simone fece entrare nell'Acra i soldati ebrei e la fortificò per la sicurezza della regione e della città. Fece pure innalzare le mura di Gerusalemme.
38 «In seguito il re Demetrio confermò Simone nel sommo sacerdozio.
39 Lo considerò uno dei suoi collaboratori più stretti e lo trattò con onore.
40 Demetrio aveva agito così dopo aver saputo che i Romani avevano dichiarato gli Ebrei loro amici, alleati e fratelli e avevano accolto i rappresentanti di Simone con grandi onori;
41 che gli Ebrei e i loro sacerdoti erano contenti di avere per sempre Simone come loro comandante e sommo sacerdote in attesa della venuta di un vero profeta.
42 Per questi motivi nominarono Simone loro comandante e gli affidarono la cura del tempio, con l'incarico di scegliere i responsabili dei lavori, dell'amministrazione del paese, dell'esercito e delle fortezze.
43 «Tutti dovevano ubbidirgli; tutti i documenti della regione dovevano essere approvati da lui, e Simone aveva il diritto di portare la porpora e le insegne d'oro.
44 «A nessun membro del popolo o sacerdote era permesso di respingere queste decisioni o di contraddire gli ordini di Simone. In tutta la regione non si doveva fare nessuna riunione senza il suo permesso e nessun altro poteva portare la porpora e la fibbia d'oro.
45 Chiunque avesse violato queste disposizioni era considerato colpevole.
46 Tutto il popolo era d'accordo nel dare a Simone questi poteri.
47 E Simone acconsentì e accettò di esercitare il sommo sacerdozio, di essere comandante supremo degli Ebrei e dei sacerdoti e di essere a capo di tutto il popolo».
48 Gli Ebrei decisero di far incidere questo documento su tavole di bronzo e di esporle al pubblico nel recinto del tempio. «Una copia invece doveva essere custodita nel tesoro del tempio, a disposizione di Simone e dei suoi figli.

CAPITOLO 15

ANTIOCO VII NUOVO RE DI SIRIA

1 Antioco figlio del re Demetrio, dalle isole del mare Mediterraneo mandò una lettera a Simone, sacerdote e capo degli Ebrei, e a tutto il popolo.
2 La lettera diceva:
«Il re Antioco saluta il sommo sacerdote Simone, capo del popolo; e tutti gli Ebrei!
3 Siccome alcuni traditori si sono impadroniti del regno dei miei padri, io voglio riconquistarlo e ricostruirlo come era prima. Per questo ho radunato truppe in gran numero e ho allestito una flotta da guerra.
4 Sbarcherò nella regione e mi vendicherò di quelli che hanno devastato il mio paese e distrutto molte città del mio regno.
5 Io ti confermo le esenzioni dalle tasse concesse dai re che mi hanno preceduto. Ti esonero anche da tutti i doni che avresti dovuto portare, come avevano fatto loro.
6 Ti concedo il privilegio di coniare moneta in proprio, per uso della tua regione.
7 Gerusalemme e il suo tempio siano liberi. Tutte le armi che ti sei fabbricato e le fortezze che hai costruite e occupi, rimangano in tua proprietà.
8 Ora ti condono i debiti che hai o potrai avere con il tesoro del re.
9 E quando avrò riconquistato il mio regno concederò a te, al tuo popolo e al tempio grandi onori. Così tutti sapranno che siete un popolo grande».
10 Nell'anno 174 Antioco partì per la terra dei suoi padri. Tutte le truppe si unirono a lui: solo pochi restarono con Trifone.
11 Antioco lo inseguì e Trifone dovette fuggire fino alla città di Dora, sulla riva del mare.
12 Trifone si rese conto che lo aspettavano tempi difficili, perché le truppe lo avevano abbandonato.
13 Antioco allora pose l'accampamento presso Dora, con centoventimila fanti e ottomila cavalieri.
14 Assediò la città mentre le navi la attaccavano dal mare. In questo modo egli premeva sulla città sia dalla terra che dal mare: nessuno poteva più uscire o entrare.

LETTERA DEI ROMANI A FAVORE DEGLI EBREI
15 Intanto arrivarono da Roma Numenio e i suoi compagni. Portavano una lettera per i re e le varie regioni. Il testo era questo:
16 «Lucio, console dei Romani, saluta il re Tolomeo!
17 Gli ambasciatori degli Ebrei sono venuti da noi come nostri amici e alleati. Li ha mandati il sommo sacerdote Simone, d'accordo con il popolo ebreo, per rinnovare l'antica amicizia e alleanza.
18 Ci hanno portato uno scudo d'oro di grande valore.
19 Perciò abbiamo deciso di scrivere ai re delle varie regioni per ordinare loro di non dare fastidi agli Ebrei e di non combattere contro di loro, contro le loro città e l'intera regione, e di non allearsi con i loro nemici.
20 Abbiamo pensato bene di accettare lo scudo d'oro.
21 Perciò se alcuni Ebrei traditori cercano rifugio nel vostro paese consegnateli al sommo sacerdote Simone perché li punisca secondo la loro legge».
22 I Romani inviarono questo messaggio anche al re Demetrio, ad Attalo, ad Ariarate e ad Arsace.
23 Lo stesso fecero con tutte le regioni: con Sampsame e Sparta, Delo e Mindo, Sicione e la Caria, Samo e la Panfilia, la Licia e Alicarnasso, Rodi e Faselide, Coo e Side, Arado e Gortina, Cnido, Cipro e Cirene.
24 Una copia di questa lettera i Romani inviarono anche al sommo sacerdote Simone.

DISSENSO TRA SIMONE E ANTIOCO VII

25 Il re Antioco stava dunque accampato nei pressi di Dora e attaccava senza tregua la città con macchine da guerra. Trifone si trovò circondato e per questo non poteva comunicare con l'esterno.
26 Simone allora mandò duemila soldati scelti in aiuto ad Antioco. Gli fece anche avere argento, oro e altro materiale importante.
27 Il re però non volle accettarli, anzi revocò tutte le concessioni che prima aveva fatto e diventò nemico di Simone.
28 Mandò a Simone Atenobio, uno dei suoi collaboratori, per trattare con lui in questi termini: «Voi avete occupato Giaffa, Ghezer e la fortezza dell'Acra in Gerusalemme, città del mio regno.
29 Avete devastato questi territori, avete fatto molti danni alla regione. Vi siete impadroniti di molte altre località del mio regno.
30 Ora, Simone, restituiscimi le città che ti sei preso e le tasse che hai riscosso nelle città e oltre i confini della Giudea.
31 Oppure dammi in cambio centosettanta quintali d'argento. In aggiunta per i danni di guerra e per le tasse delle città dammi altre cinquecento monete d'argento. Altrimenti verrò a farvi guerra».
32 Atenobio, collaboratore del re, venne dunque a Gerusalemme. Vide la gloria di Simone, i vasi preziosi d'oro e d'argento e tanto fasto che ne restò meravigliato. Riferì a Simone le parole del re.
33 Simone gli rispose: «Noi non abbiamo occupato terre d'altri e non abbiamo preso la roba d'altri. Viviamo nella terra che ci hanno lasciato i nostri antenati e che in passato i nostri nemici hanno ingiustamente occupato.
34 Perciò, appena ne abbiamo avuta l'occasione, ci siamo ripresi quello che i nostri antenati ci hanno lasciato.
35 Per le città di Giaffa e di Ghezer, che tu reclami, siamo disposti a darti trentaquattro quintali d'argento. Sappi però che esse hanno causato grossi danni al mio popolo e al nostro paese». Atenobio non disse una sola parola.
36 Tornò adirato dal re Antioco e gli riferì il discorso che aveva sentito. Gli parlò anche della gloria di Simone e di tutto quello che aveva visto. Il re andò su tutte le furie.

ANTIOCO MANDA CENDEBEO CONTRO GLI EBREI

37 Trifone intanto si imbarcò e fuggì nella città di Ortosia.
38 Allora il re Antioco nominò Cendebeo comandante generale della zona costiera e gli affidò un esercito di fanti e di cavalieri.
39 Gli comandò di porre l'accampamento ai confini della Giudea, di ricostruire la città di Cedron e di rafforzarne le porte, e di attaccare il popolo. Antioco intanto si lanciò all'inseguimento di Trifone,
40 Cendebeo giunse nella città di Iamnia e cominciò a provocare gli Ebrei. Invase la Giudea e tra il popolo fece alcuni prigionieri, altri li uccise.
41 Ricostruì la città di Cedron e vi lasciò un reparto di cavalleria e uno di fanteria. Dovevano fare incursioni in tutta la Giudea, come il re aveva ordinato.

CAPITOLO 16

CENDEBEO VIENE SCONFITTO

1 In quei giorni Giovanni, figlio di Simone, arrivò da Ghezer e riferì a suo padre quello che Cendebeo stava facendo.
2 Simone allora chiamò i suoi due figli maggiori, Giuda e Giovanni, e disse loro: «Io, i miei fratelli e tutta la nostra famiglia abbiamo combattuto per Israele dalla nostra giovinezza fino ad oggi. Con queste nostre mani più volte abbiamo liberato Israele.
3 Ora sono ormai vecchio mentre voi, grazie al cielo, siete nel pieno delle vostre forze. Prendete voi il mio posto e quello di mio fratello e andate a combattere per il nostro popolo. E che Dio vi aiuti!».
4 Poi Giovanni scelse dall'intera regione ventimila soldati valorosi e cavalieri, ed essi marciarono contro Cendebeo. Passarono la notte nella località di Modin
5 e, la mattina, alzatisi avanzarono nella pianura. Ma all'improvviso venne contro di loro un grande esercito di fanti e cavalieri. Solo un torrente li separava.
6 Giovanni con i suoi soldati si piazzò di fronte al nemico. Accortosi che i suoi uomini avevano paura di passare il torrente, lo attraversò lui per primo. I soldati lo videro e lo seguirono.
7 Poi divise le sue truppe in due parti e mise i cavalieri in mezzo ai fanti perché la cavalleria dei nemici era molto numerosa.
8 Poi fece dare il segnale di attacco e Cendebeo con il suo esercito fu messo in fuga. Molti di loro caddero feriti. Il resto andò a rifugiarsi nella fortezza di Cedron.
9 Nella battaglia rimase ferito anche Giuda, fratello di Giovanni. Ma Giovanni inseguì il nemico fino a Cedron, la fortezza che Cendebeo aveva fatto ricostruire.
10 I nemici andarono a ripararsi nelle torri che si trovano nella campagna di Asdod, ma Giovanni le incendiò. Così morirono circa duemila nemici. Poi Giovanni tornò in Giudea sano e salvo.

SIMONE TRADITO E UCCISO DA TOLOMEO

11 Tolomeo, figlio di Abubo, era diventato comandante della pianura di Gerico. Aveva argento e oro in grande quantità
12 perché era genero del sommo sacerdote.
13 Era un uomo molto ambizioso e voleva diventare padrone del paese. Per questo fece una congiura contro Simone e contro i suoi figli per toglierli di mezzo.
14 In quel tempo Simone stava visitando le città della regione, preoccupato della loro amministrazione, e andò a Gerico con i suoi figli Mattatia e Giuda. Era l'anno 177, il penultimo mese, cioè il mese di Sebat.
15 Tolomeo li ospitò nella fortezza chiamata Dok che aveva costruito. Perfidamente preparò loro un gran pranzo, mentre teneva nascosti alcuni sicari.
16 E quando Simone e i suoi figli furono brilli, Tolomeo e i suoi uomini si alzarono, impugnarono le armi e si gettarono su Simone nella sala da pranzo. Uccisero lui, i suoi due figli e alcuni suoi servi.
17 Tolomeo si comportò davvero come un traditore e rese male per bene.

GIOVANNI SUCCEDE A SUO PADRE

18 In seguito, Tolomeo scrisse un rapporto di tutti questi fatti e lo mandò al re. Sperava così che gli mandasse in aiuto un esercito e che gli desse il comando della regione e della città.
19 Poi mandò nella città di Ghezer alcuni soldati per uccidere Giovanni. Ai comandanti inviò una lettera per farli venire da lui: prometteva loro argento, oro e altri regali.
20 Infine Tolomeo mandò altri soldati a occupare Gerusalemme e il monte del tempio.
21 Ma qualcuno poté arrivare prima dei soldati nella città di Ghezer e fece sapere a Giovanni: «Tuo padre e i tuoi fratelli sono morti e ora Tolomeo ha mandato alcuni soldati per uccidere anche te».
22 Giovanni a questa notizia rimase molto sconvolto. Poi prese gli uomini che erano venuti per eliminarlo e li uccise.
23 Tutto quel che Giovanni ha fatto, le sue guerre, i successi ottenuti, le mura che fece costruire e tutte le sue imprese:
24 tutte queste cose stanno scritte negli "Annali" del sommo sacerdote fin da quando prese il posto di suo padre in questo incarico.
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